“Mi manca la fede e, quindi, non potrò mai essere un uomo felice, perché un uomo felice non può avere il timore che la propria vita sia solo un vagare insensato verso una morte certa… Non ho ereditato il ben celato furore dello scettico, il gusto del deserto caro al razionalista o l’ardente innocenza dell’ateo. Non oso allora, gettare pietre sulla donna che crede in cose di cui dubito”. Aveva solo 31 anni ed era già al culmine del successo, eppure il 4 novembre 1954 si era tolto la vita. Stiamo parlando di uno dei maggiori scrittori svedesi, Stig Dagerman. Da lui abbiamo presa questa straordinaria confessione che potrebbe essere sottoscritta anche da non poche persone serie ai nostri giorni. La amarezza profonda nasce dall’assenza di una fede e questo vuoto diventa progressivamente come un buco nero che ti aspira e ti fa disperare. Il mistero della fede lascia indifferenti solo le persone superficiali che si accontentano dell’esteriorità, cercando di seppellire sotto una coltre di cose e piaceri l’anelito intimo del loro spirito. Chi invece come Dagerman sa quanto sia decisivo trovare un senso trascendente alla vita, non si accontenta. È necessario essere in ricerca, con l’inquietudine della domanda, l’attesa di un incontro, senza rassegnarsi al deserto e al vagare insensato.
Meglio è…
Meglio è imparare
per tempo a perdonar
prima gli altri
poi se stessi
Meglio è imparare
troppo tardi a giudicare
ma se proprio
me nel caso
ultimi gli altri
se stessi per primi
Si schiude un fiore
Si schiude un fiore nella fredda sera
Si leva ora in volo un uccello di fuoco
Breve è il volo di un simile uccello,
Presto appassiscono i giardini di luce.
Breve è la vita di tutto quel che arde.
Presto si spengono le ali su magioni oscure.
Presto si spengono le rose nel giardino della notte.
Mai però si spegne la nostalgia della luce.
Freddo
Gli estivi paesaggi sono ormai lontani
il vento del ferreo inverno è pungente.
La morte assassina si torce le mani
indugia ai cancelli d’Europa, silente.
L’agnello di solitudine s’ammanta
Del falò dei pastori non resta un tizzone
e la vita, la vita santa,
soccombe: non c’è più carbone.
Il vento sospinge gelati coltelli,
L’agnello si copre d’un velo di ghiaccio.
La morte d’Europa attraversa i cancelli
Fredda spirando il suo alito diaccio.