29 Ottobre 2020

Iconografia musicale. Ma cos’è? A che serve?

Pier Maurizio Della Porta
Iconografia musicale. Ma cos’è? A che serve?

Ai non addetti ai lavori, professionisti o curiosi, l’espressione “iconografia musicale” può sembrare una contraddizione in termini: “iconografia” nome che può essere collegato al senso della vista, “musicale” aggettivo direttamente collegato al mondo dei suoni. Il fatto è che i documenti iconografici in cui compaiono oggetti e situazioni musicali ci danno un grande aiuto nell’indagine su cosa poteva essere la pratica musicale soprattutto nel Medioevo e nel rinascimento e contribuiscono maniera essenziale  all’indagine sulle idee della musica teorizzate e praticate in quei periodi. Gli strumenti medievali, eccetto che per pochi rari esempi di reperti, alcuni dei quali sono solo frammenti di strumenti, ci sono concretamente noti solo in quanto rappresentati anche se si tratta di una concretezza a cui mancano alcune referenze essenziali ed in ogni caso manca il suono. Se Isidoro di Siviglia nelle Etimologie diceva che <<i suoni se non sono conservati nella memoria dell’uomo, vanno perduti..>>, noi invece cerchiamo attraverso lo studio dell’iconografia musicale la “rappresentazione” dei suoni e della musica, ovviamente non del suono in senso fisico, ma prendiamo in considerazione artefatti che ne “rappresentino” immagini e situazioni.

La cognizione di tutto ciò attraverso i documenti iconografici ha bisogno di un procedimento di indagine complesso che partendo dall’immagine passa attraverso testimonianze diverse: documenti d’archivio, letterari, trattati, scritture musicali per arrivare a conclusioni che non hanno mai il carattere di certezze assolute.
Indubbiamente la rappresentazione di uno strumento musicale fa risalire l’esistenza dell’oggetto rappresentato a una data anteriore a quella dell’opera d’arte in cui si trova. Ma l’interesse dell’indagine iconografico-musicale, va al di la del semplice riconoscimento di un oggetto musicale, il cui significato va considerato alla luce di una serie di altre conoscenze. Per esempio se io vedo in un dipinto la rappresentazione di un angelo musicante con una ribeca è importante che io riconosca quello strumento, saprò infatti che esso esisteva già prima della realizzazione di quell’immagine, tanto da essere conosciuto e facilmente riconosciuto. Dovrò però cercare di capire perché quello strumento è inserito in quel complesso iconografico, quanto l’immagine del singolo oggetto musicale o del singolo strumento sia definita e possa appartenere al mondo reale.
Nel Medioevo il concetto di musica è piuttosto vasto e complesso; le rappresentazioni allegoriche della musica o in genere le presenze musicali, per esempio, in certi portali di chiese e palazzi pubblici non hanno molto a che vedere con la realtà fisica della musica, ma evocano il concetto di armonia delle sfere e dei cieli proposto nell’antichità greca, riformulata e trasmessa al Medioevo cristiano da sant’Agostino e Boezio: la musica mundana, come sostiene san Tommaso nel De Musicae altri prima di lui, che non è percepibile dall’orecchio umano, ma può essere intuita dalla sapienza del musicus. Questo concetto di musica ci è reso evidente da rappresentazioni, dipinte o scolpite in cui gli strumenti musicali hanno un ruolo eminentemente simbolico, e spesso sono attributi iconografici dei personaggi che li ostentano o li suonano, si veda per esempio la rappresentazione di Re David con l’arpa il salterio o altro strumento a corda. 

Altre immagini, invece sempre più frequenti nell’arte del XIV e XV secolo, che evocano situazioni musicali più realistiche, ci parlano delle abitudini musicali contemporanee alle opere stesse: per esempio Banchetti o il Matrimonio della Vergine, Angeli musicanti etc. Esse confrontate con testimonianze letterarie quali, per esempio, il Saporetto di Simone Prodenzani (1355ca.-1440ca.) o il Paradiso degli Alberti di Giovanni di Gherardo da Prato (XIV-XV sec.) o il Decamerone di Boccaccio ci danno utilissime informazioni, che  le troppo scarse notizie tratte dalle scritture musicali del tempo non possono darci. Anche in questo caso occorre rendersi conto prima di fare considerazioni sulla presenza fisica degli strumenti: numero, dimensioni, disposizione nello spazio, probabili prassi esecutive, numero di corde di tasti, di quanto su tutto ciò influiscano gli elementi compositivi delle immagini: ordine, proporzione simmetria. Ricordiamo che la musica come arte del quadrivio ha per fondamento i numeri e il concetto di armonia a questi correlato; Isidoro di Siviglia ci avverte che <<musica est disciplina quae de numeris loquitur>> la musica è disciplina in cui si parla di numeri in modo simile all’architettura e alla pittura come ci avverte più tardi Leonardo nel suo Trattato della Pittura. Un conosciutissimo musicologo italiano Alberto Gallo nel suo libro Musica e storia tra Medioevo ed Età modema- scrive che per avere un’idea sulla musica del Medioevo e del Rinascimento è essenziale studiare qualsiasi testimonianza d’espressione sonora che abbia avuto significato per gli uomini di quel tempo.
Dunque per la valutazione di un documento iconografico musicale sono varie le considerazioni da fare: la committenza e la destinazione dell’artefatto, la perizia dell’artista e considerazioni di carattere estetico sull’epoca in cui l’oggetto artistico è stato prodotto; se dello strumento o della situazione musicale rappresentata esiste altra testimonianza, archivistica letteraria o trattati. Perciò l’iconografia musicale è un percorso d’indagine multidisciplinare. Una materia di studio che in Italia ha preso un forte slancio dopo la pubblicazione del famoso volume di  Emanuel Wintemitz, Gli strumenti musicali e il loro simbolismo nell’arte occidentale, edito da Boringhieri nel 1982; non che prima non vi fossero studiosi che se ne interessavano, ma sicuramente il successo del volume citato fece aumentare l’interesse per questa disciplina, anche nelle università.
Oggi l’interesse per questa materia è molto diffuso, è stata prodotta molta letteratura sull’argomento che vede impegnati  in un lavoro comune musicologi, storici, storici dell’arte, musicisti e costruttori di strumenti, che interpretando e incrociando varie fonti storiche, insieme tentano di rappresentare un’idea verosimile su ciò che poteva essere musica nel Medioevo e Rinascimento.

Re David del portale di San Rufino
Pier Maurizio Della Porta

Funzionario Archivista di Stato presso l'Archivio di Stato di Perugia, anche dopo il recente pensionamento continua ad amare occuparsi della gestione e dello studio di documenti che riguardano la storia di Assisi e del territorio.

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