02 Agosto 2021

Diaframma

Dionisio Capuano
Diaframma

Poi in un momento / coprirò le distanze / per raggiungere il fuoco / vivo sotto la neve [Siberia – Diaframma]

È una questione di resilienza. Erbe selvatiche tra le pietre. La poesia, e spigoli e ferite nella carne, dove puoi mettere le dita per scoprirti ancora vivo. Nonostante le distrazioni. La musica esiste ancora. Il percorso dei Diaframma ci segue e ci segna, anche se non ce ne accorgiamo, con Federico Fiumani che si staglia a figura-chiave della musica d’autore (termine pessimo, ma ci comprenderete) italiana. Diaframma fu anche polo di una disfida molto provinciale, tipo Beatles versus Rolling Stones. Per un certo periodo si disquisì: Diaframma o Liftfiba? Poi, la band dal nome strano, anch’essa toscana, cortocircuitò con il grande pubblico, il personaggio piratesco di Piero Pelù bucò lo schermo e divenne patrimonio del ruock italiota, con un quid in più rispetto a tutti gli altri. Che la rivalità fosse un giochino per noia lo dimostrarono i fatti.

Gli esordi della band sono legati, nell’immaginario sonoro, alla voce di Miro Sassolini, che sostituisce proprio nelle fasi iniziali il primissimo cantante, Nicola Vannini, presente nei singoli “Pioggia” (1982), “Circuito Chiuso” (1982) e nell’EP “Altrove” (1983). Sassolini rimarrà in line up per poco tempo, ma quel trittico “Siberia” (1984)”, “Tre Volte Lacrime” (1985), e “Boxe” (1988), crea un’identità sonora indelebile e per quanto musiche e testi siano di Federico Fiumani, l’imprinting emotivo resta legato a quel timbro, quasi epico, capace di interpretare i saliscendi d’un mood romantico post-moderno, in una teoria di perle che continuano a spiccare nei grandi magazzini della canzone.

Nel 1990 si inaugura il nuovo corso, che perdura, quello di Fiumani cantante. Il disco di inizio decennio, “In Perfetta Solitudine” viene prodotto da Vince Tempera e segna una fase in cui le note, sempre di livello quantomeno discreto, sembrano più che altro servire alle parole che, tra personale ed universale, tratteggiano gli scenari emotivi del paesaggio umano di fine millennio. Anche se la sintesi perfetta c’era stata l’anno prima, con l’EP “Gennaio”; tu chiamalo se vuoi, emozione.

Il terzo millennio rappresenta il tempo del consolidamento e dei riconoscimenti, come attesta l’album-tributo “Il Dono”, dal sottotitolo, un po’ triste, “artisti vari reinterpretano i Diaframma”, con uno stuolo di nomi di rilievo dell’ “indie” (altro termine che si usa per comodo) nostrano, ad esempio: Marlene Kuntz, The Zen Circus, Tre Allegri Ragazzi Morti e Le Luci della Centrale Elettrica, ossia quel Vasco Brondi oramai vezzeggiato un po’ da tutti.

C’è un buon rapporto tra Diaframma ed Umbria, fin dalle origini, anche e soprattutto per via dei legami di amicizia con i Militia (ai quali ci si dedicherà prossimamente). E rammentiamo qualcosa da inizio della storia. Possibile che fosse proprio l’Avvento del 1984, l’otto dicembre? Forse è la data successiva, che, non la si ricorda bene, dovrebbe collocarsi comunque entro il 1986. Da qualche parte dovrebbe esserci un nastro con stralci molto low fi del concerto e l’abbozzo di un’intervista in un camerino-ripostiglio del Suburbia. Quale che fosse la sera, “Siberia”, l’album, era in testa tutto quanto, dalla prima all’ultima nota: Neogrigio, Impronte, Amsterdam, Delorenzo, Memoria, Desiderio del nulla ed ovviamente la title track, messa proprio in apertura come una finestra spalancata sull’altrove. C’era il sax sul palco? Riverbera ancora il flusso energico e malinconico, la notte-tatuaggio, con dentro la debolezza forte dei vent’anni, d’inverno (forse), in provincia. Che fa da contraltare alla forza debole, quella del più recente “L’Abisso” (2018), ottima colonna sonora all’estate di stucco globale.

È finita un’epoca /guardo il tempo evaporare sulla scia di un’elica [I Ragazzi Stanno Bene – Diaframma]

Dionisio Capuano

È project designer e manager in ambito formativo e culturale. Collabora con la rivista Blow Up e tenta, senza successo, di mettere ordine nelle sue passioni per le varie forme dell'arte. Oggetto di studio in un recente saggio sulla critica musicale, ha pubblicato più di ottanta recensioni su dischi inesistenti ed è coautore di un album di musica elettroacustica.

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