Da cosa nasce cosa, come tessere una tela, fare un mosaico, ricostruire un puzzle mettendo le tessere giuste al posto giusto per non sbagliare disegno. È tutto collegato: quando madonna Pica, la sposa di un mercante, battezzò col nome di Giovanni il futuro Francesco, cosa era ultimato della nuova cattedrale? Cosa restava della precedente? Nel 1134 alcuni cittadini di Assisi donarono ai canonici di San Rufino un terreno e un casalino confinanti con il muro antico della città, per costruirvi una chiesa e quant’altro necessario per il servizio della stessa. Poichè a ricevere il dono furono il vescovo Clarissimo e il priore del capitolo Rainerio, se ne è dedotto che il terreno ottenuto dovesse corrispondere agli orti tra la «Basilica Ugoniana» e le mura romane: un’area che si presentava in quel tempo ingombra di ruderi e rovine. Tanto che la parete settentrione della nuova cattedrale fu sovrapposta a un muro in opera quadrata che si vede ancora, mentre l’altissima torre campanaria della «Basilica Ugoniana» – l’odierno campanile – era già stata costruita sopra una cisterna romana. Sulla fronte esterna di questa cisterna è incisa un’epigrafe in lingua latina che ricorda i nomi di sei membri delle famiglie principali dell’Assisi repubblicana del I secolo a.C., che ricevettero dal senato locale l’incarico di realizzare alcune importanti opere edilizie: un arco, una cisterna e il muro tra l’arco e un circo. Il muro puntellava il terrapieno sopra il quale passava la strada che entrava in città a ridosso di un mausoleo funerario posto sull’angolo occidentale del circo – l’odierna Piazza Nuova – e che varcata una porta scendeva rapidamente al livello della terrazza inferiore, si univa alla via che entrava in città da porta Perlici e continuava a scendere in direzione della terrazza centrale col celebre tempio di Minerva. Il trivio era all’ombra della «parva basilica» con all’interno il corpo di san Rufino che il vescovo Ugone aveva ampliato. Dopo il 1134 si moltiplicarono acquisti e donazioni di terreni in favore dell’opera di San Rufino, che culminarono nel luglio 1140 con una spettacolare cerimonia. Alla presenza di tutto il popolo, il nobile Offreduccio di Ugolino donò i suoi beni alla futura chiesa di San Rufino e invocò la protezione del santo patrono sulla città di Assisi. Lo stesso anno fu dato inizio ai lavori, come recita un’epigrafe all’esterno dell’abside. Perché è importante questa donazione? Perché il nobile Offreduccio di Ugolino generò Favarone, che sposò Ortolana e dal loro matrimonio nacque nel 1193 una fanciulla alla quale fu dato il nome di Chiara. È questa la Chiara di Assisi che fuggì di casa e raggiunse Francesco alla Porziuncola per sposare madonna Povertà. Dove e come aveva conosciuto Francesco? Affacciandosi dalle finestre di casa, sbirciando dall’alto le gesta di questo folle di Dio che aveva lasciato la mercatura per vivere come gli uccelli del cielo, che non seminano, né mietono, né ammassano nei granai, eppure c’è chi pensa a loro dall’alto dei cieli. O come i gigli del campo, che non lavorano e non filano, eppure neanche Salomone in tutta la sua gloria li assomiglia. Un figlio dei fiori, un hippy, ma vissuto nei primi anni del XIII secolo, e non in California ma in Valle Umbra. C’è di più: anche Francesco amava cantare giorno e notte. Prima cantò coi suoi compagni perdigiorno «Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori». Poi cantò coi suoi fratelli poverelli «Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature». Dove era la chiesa cattedrale stava anche l’abitazione di Favarone di Offreduccio, con Chiara che si affaccia dalla finestra e sogna mentre ascolta questo strano giovane cantare. Magari alla sua nascita, nel 1193, la chiesa non aveva ancora la sua bella facciata ornata da sculture. Magari la piazza era ancora occupata dalla vecchia chiesa di Ugone. Eppure della nuova chiesa erano già completi presbiterio e navate. C’era anche il Crocefisso che parlò – si dice! – alla madre Ortolana, e magari da qualche parte era stato sistemato il fonte battesimale. Perché chi glielo diceva poi a Favarone che non poteva battezzare la figlia Chiara nella chiesa costruita grazie ai beni del padre Offreduccio? Non scherziamo, non se ne parla proprio!