“…città, villaggi, castelli, chiese, casolari, fiumi, torrenti, selve azzurre,
vette solitarie, pingui pasture, gentili oliveti, piani laboriosi appaiono dall’alto
come nell’incanto di una visione…” (Arnaldo Fortini)
Il punto di partenza di questo interessante itinerario a piedi – breve, poco impegnativo, ma di grande suggestione – si raggiunge facilmente in auto da Piazza Matteotti (445 m – azzerare il conta km); si sottopassa Porta Cappuccini e si imbocca la SP 251 che sale con stretti tornanti tra fitti oliveti, toccando l’Eremo delle Carceri (790 m – 3.6 km), si prosegue e subito dopo si trascura la SP 251 che piega sulla dx direzione San Benedetto; si continua in salita sulla “strada panoramica del Subasio” che sale al grande parcheggio Stazzi (1070 m – 7.4 km); sempre in salita lungo la strada panoramica che a questo punto diventa a fondo naturale, guidare con cautela; si giunge senza possibilità di errore al parcheggio sommitale, ben evidente sulla sx (1270 m – 11.3 km da Piazza Matteotti).
Abbigliamento comodo e adeguato alla stagione, scarponi da montagna ben rodati, nello zainetto troverà posto la Carta dei Sentieri del Monte Subasio, in scala 1:25000 della sezione CAI di Foligno.
L’intero percorso, che si sviluppa interamente sulle praterie sommitali e offre magnifici panorami, è caratterizzato dalla presenza delle doline – fenomeni carsici molto vistosi – che qui da noi vengono chiamate mortai o mortari, a causa della loro forma che le fa assomigliare a tali arnesi da cucina; ma non cercate i pestelli, che sul monte non si trovano, accontentatevi dei mortai.
questi i dati
distanza: 6.0 km
dislivello complessivo salita: 210 m
dislivello complessivo discesa: 210 m
quota max: 1290 m
quota min: 1215 m
tempo stimato: 2 h + le soste
Dal parcheggio sommitale (1270 m) si sale alla dolina Fossa Cieca, impermeabilizzata e usata come cisterna di acqua, infatti è ben recintata.
In breve siamo sulla vetta geografica del Subasio (1290 m), 1^ cima del massiccio, un bel cippo di scaglia rossa è lì a ricordarlo, mentre pannelli ai quattro punti cardinali consentono di dare un nome e una quota ai monti in lontananza; il cippo è stato posizionato nel 1998 dalla Associazione Amici della Montagna di Assisi nel 50° dalla fondazione, i pannelli nel 2008 nel 40° dalla fondazione.
Tutto intorno panorami infiniti sul centro Italia, dall’Appennino tosco-emiliano al Gran Sasso, dall’ Amiata ai Sibillini; l’inopportuna citazione “Fossa Cieca” è sbagliata e si riferisce alla dolina appena superata.
Date al luogo il tempo che merita, il tutto con calma, rilassatevi, siete sul Sacro Subasio
Si scende alla sella (1257 m) tra la vetta e il colle delle antenne, senza salire alle antenne si piega a sx in discesa (segnavia bianco-rossi 355) alla dolina del Mortaiolo delle Trosce, erbosa e ben leggibile
in breve alla sellette successiva (1215 m); qui si piega a dx in salita girando intorno alla dolina del Mortaro delle Trosce – dal perimetro quasi circolare – intensamente rimboschito con conifere, questo non consente una facile lettura del fenomeno carsico; conviene girare intorno alla dolina fino a una selletta (1252 m).
Ora si torna indietro in salita puntando alle antenne che si raggiungono in breve.
Si tratta della 2^ cima del massiccio (1284 m – ex osservatorio aereo su IGM).
Si scende alla strada panoramica andando a incrociare i segnavia CAI 350 che si seguono verso sx fino alla Statua del Vento (1250 m)
a sx su stradello si va alla dolina del Mortaro Grande, quindi si gira intorno al Mortaro Piccolo o Mortaiolo, dolina dalla forma di perfetto cono, 70 m di diametro; la ripidissima pendenza ne sconsiglia la discesa verso il fondo
sulla sx un’altra piccola dolina a piatto, cioè molto più larga che profonda
Si gira intorno al Mortaro Grande, la dolina più grande del massiccio; di forma ellittica, con asse maggiore di 280 m orientato a N-E e una profondità che varia dai 50 ai 70 m; la modesta pendenza consente di scendere al fondo
Si lasciano i segnavia 350 e si sale decisamente al Monte Civitelle (1270 m), 3^ cima del massiccio; dove si riconosce facilmente il piccolo àggere circolare e l’altrettanto piccolo vallo intorno – entrambi ben leggibili – che insieme al toponimo, stanno a indicare la probabile presenza di un antichissimo castelliere umbro (V sec. a. C.)
Foto Giovanni Duca
si scende per il versante opposto, tenendosi alla dx della strada panoramica si è nuovamente alla Statua del Vento (1250 m).
Lungo il percorso dell’andata si fiancheggia la recinzione fin sotto le antenne, ora conviene portarsi sulla strada panoramica, che si percorre placidamente tornando al parcheggio sommitale (1270 m).
Si noterà sicuramente che durante tutto il percorso si calpestano continuamente le pietre bianco-rosa, proprio quelle che rendono rosato il colore del centro storico di Assisi al tramonto, proprio quelle che danno l’uniformità cromatica che la caratterizza e che colpisce tutti (ma proprio tutti) i visitatori.
Solo dalle cave del Sacro Subasio poteva venire la “Pietra di Assisi”, da dove sennò!