C’è tutto quello che pensiamo in questa poesia di Franco Arminio.
Una Mattina di Ottobre.
È brutto, senza pudore
chi non capisce
che è bello lottare
contro il tramonto dei diritti,
per abbracciare gli oppressi.
Splende oggi
la bandiera delle vittime,
sfilano in piazza
forse non visti
Rocco Scotellaro
e Cristina Campo,
Gaetano Salvemini
e Aldo Moro,
Giacomo Leopardi
e Antonia Pozzi
e poi Antonio Gramsci
e Dino Campana,
Giordano Bruno
e Don Milani,
gente che mai
si è vista,
col pane della giustizia
che passa
di mano in mano.
Un portone di buio
è stato sfondato
e ora è bello
che in Bolivia,
in Senegal,
in Norvegia arrivino
le piazze italiane
pietose e accaldate
e non solo
la mitica bellezza
dei nostri monumenti.
Oggi la storia
ha un fuoco di gioventù
a cui bisogna
dire grazie,
forse anche i ricchi
vorrebbero uscire
dal loro carcere incantato
per essere felici
tutti assieme un giorno,
pieni di luce
in mezzo alle ombre
della storia.
Da una parte gli inermi,
dall’altra le divise
di ogni regno.
La vita è nulla
se tace di fronte
alle ingiustizie.
L’urlo della festa
può farsi radice
di una vita nuova.
In una mattina di ottobre
sfila la piccola gloria
del vivere comune.
Si cammina
per non cadere
nella mostruosa
voragine del potere.
Siamo qui
per scomparire
ma prima
col tenero che resta
sentiamo che
la vita degli altri
è nostra
e va difesa
e va ricordata
la loro morte
e ogni affanno
va lenito.
C’è anche Dio
nelle piazze stamattina,
è il più nascosto,
il più smarrito.