A volte si può decidere di cominciare una nuova vita in una data città, ma è molto probabile che sia la città a sceglierti.
Dal mare blu delle coste meridionali italiane al mare verde della Seraphica Civitas, si consuma una scelta poco concepibile per i tanti che cercano risposta alla domanda: come si può lasciare il mare? Certo che non è solo il mare che lasci, ma lasci i sapori, i colori, gli affetti e in primis vivi senza il contatto fisico che quotidianamente trovavi nell’agorà.
Sono strette di mano, abbracci, contatti intimi che fanno parte di un rituale presente nel Regno delle due Sicilie. Sono Valori che porti dentro, ma non sono un peso né quantità inutile, ma addirittura una necessità, una eredità indispensabile esattamente come quella zavorra, appunto, di cui non si può fare a meno, disponendola correttamente nella stiva a stabilizzarne l’assetto e l’equilibrio della nave.
La zavorra non è sempre sinonimo di peso inutile e sofferenza, ma è determinante per consentire il giusto andamento, il ritmo, il passo che consente un giusto cammino, il cambiamento.
È un non peso la zavorra, è leggerezza per chi ha stipato cose sane e belle, “cose” che restano indispensabili per ogni cambiamento, per ogni luogo e contemporaneamente avere la capacità di essere permeabile e lasciare altro spazio per le “cose” nuove che ti dona la città che attualmente ti ospita, ad oggi la Seraphica Civitas.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Zavorra è dal latino saburram, forse da collegare alla stessa radice di sabulam ‘sabbia’, con passaggio di s– a z– (per il quale sono possibili alcune spiegazioni, tuttavia non unanimemente accolte). In origine indicava quei ‘materiali (spesso ghiaia e rena) posti nella parte più bassa e interna di una nave per equilibrarla’ (non era quindi un peso inutile, evidentemente), e poi in senso estensivo ha assunto il significato spregiativo di ‘materiale di poco valore’, riferito anche a persone.
Suggerimento musicale a cura di Ezio Ranaldi
Ci sono periodi della vita che sembrano una zavorra, ma vivere ad Assisi è una scelta saggia, anche se è inevitabile passare per il periodo difficile del “che ne sa quello, mica è assisano”…
Unforgettable – Nat King Cole