Gettò lo zaino sul letto e sorrise alla suorina che l’aveva appena accompagnato al suo posto. Stavolta c’era arrivato con le proprie gambe, con l’aiuto di una stampella, certo, ma in piedi e non disteso su una barella direttamente dal fronte con il terrore impresso negli occhi, il compagno saltato in aria proprio a due passi da lui, le schegge conficcate in massa sulla sua gamba.
“Stai bene, stai recuperando” gli aveva detto qualche settimana dopo il capitano medico, “ma hai bisogno ancora di un po’ di riposo, ti mandiamo in un convalescenziario, lontano da qui, in centro Italia, ad Assisi. Sai dov’è?”
In quel momento non lo sapeva, non ricordava poi quando vide i frati aprirgli la porta collegò il nome della città al santo.
Ma guarda tu che fine doveva fare un socialista come lui, pensava, costretto al fronte con la forza, adesso accudito da frati e suore in un’ala del convento trasformato in ospedale!
Frati e suore che si spendevano senza sosta per quello Stato che solo da poco gli aveva restituito la proprietà di quei locali, per quello Stato che così poco li amava.
Dalla sua camerata lo sguardo passava dall’imponente cupola alla grande chiesa, ai pochi tetti di quel piccolo borgo di pianura che tutti chiamavano affettuosamente “Jangie” o “Jangeli”.
Chissà quanti contadini avevano prelevato da quelle terre per mandarli al macello, chissà in quanti sarebbero tornati e in che condizioni.
Sembrava impossibile che la guerra potesse toccare quella terra così gentile. Eppure bastava sollevare lo sguardo dalle lenzuola per rendersi conto di quanta umanità, la più disparata, alloggiava con lui accomunata dallo stesso crudele destino, un conflitto tra potenze combattuto sulla pelle e col sangue della povera gente.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Zaino proviene dal longobardo zaina ‘cesto’ (da zain ‘vimine’). In origine piccolo sacco di pelle di animale, utilizzato in particolare da contadini e da pastori, oggi denomina comunemente quel ‘contenitore di vario materiale che si porta sulle spalle usato perlopiù da sportivi, viaggiatori, militari, studenti, ecc.’.
Suggerimento musicale a cura di Francesco Pampanoni
Lo zaino evoca il viaggio magari, perché no, inaugurale come quello di Herbie Hancock. Oltre al pianista di Chicago, musicisti grandiosi, vere e proprie leggende: Freddie Hubbard alla tromba, George Coleman al sassofono tenore, Ron Carter al contrabbasso, Anthony Williams alla batteria.
Al centro di tutto però uno dei più straordinari artisti jazz di tutti i tempi. Il suo nome è leggenda.
Ascolto: “Maiden Voyage” da “Maiden Voyage” (1966) – Herbie Hancock