La vigilia è, per definizione, il giorno che precede una solennità religiosa, e pertanto dedicato alla preparazione spirituale attraverso la preghiera ed il digiuno. Da noi non è così.
La vigilia degli umbri è dedicata al cibo, e in particolare alla preparazione del cibo.
La vigilia di Natale si preparano i cappelletti. Chi non ha partecipato almeno una volta alla chiusura di quei piccoli gioielli che sono il piatto forte del giorno di Natale.
La vigilia di Pasqua è dedicata alle torte di formaggio e dolci. Oggi si cuociono direttamente in casa ma un tempo venivano impastate, fatte lievitare in ambiente caldo (a volte si adagiavano le torte a lievitare nel letto con il ‘prete’), messe in fila su una tavola, coperte da un panno e portate al forno per la cottura. Ma il più delle volte quel passaggio al freddo dell’esterno (specie quando la Pasqua era bassa) bloccava la lievitazione e smontava le torte che ne uscivano depresse, con un avvallamento al centro che faceva disperare le cuoche in competizione tra loro.
La vigilia di Tutti i Santi tocca ai maccheroni dolci, un magnifico connubio di tagliatelle, cacao, noci, alchermes e profumi di cannella. Ma durante tutto l’anno la vigilia era il venerdì senza carne. Il pranzo di vigilia, spesso, offriva gli spaghetti col tonno e poi il baccalà in vari modi. La sera era di rigore la frittata con verdura ed il formaggio. Un pasto povero, vicino al digiuno, che al contrario era un banchetto regale. Questo rito non c’è più: il baccalà è ora un piatto gourmet prediletto da chef stellati, e gli spaghetti col tonno si possono gustare a volontà. Il “pesce veloce del Baltico”, un tempo considerato povero, lo puoi cucinare in mille maniere ma gli spaghetti col tonno, al contrario, hanno una sola ricetta e sono sempre e comunque divini.
brevi note etimologiche di Carla Gambacorta
Vigilia è voce dotta dal latino vigiliam, derivato da vigil, vigilis ‘vigile’, così come il verbo vigilare (latino e italiano) e il nostro vegliare (attraverso però il provenzale antico velhar). Oggi con la voce ci si riferisce comunemente al giorno che precede una solennità religiosa, in cui si osservano determinate privazioni, mentre in origine vigilia indicava più precisamente la notte trascorsa rimanendo vigili, cioè svegli. Questo ultimo significato, anche in ambito religioso, è invece ora espresso più che altro da veglia.
L’ascolto musicale
a cura di Umberto Rinaldi
Chi non è stato ben sveglio tutta la notte prima del giorno tanto atteso? In gioia, auguriamo sempre!
Ascolto: Luciano Pavarotti, Nessun dorma