Quando nel 1111 Tamiri Currò raggiunse Assisi per sposare Cesare Amori portò da Sampierdarena un sontuoso corredo, La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene di Pellegrino Artusi, indispensabile per ogni novella padrona di casa, e una bizzarra statuina. Altrettanto fecero le figlie di sua cugina Eugenia che dalla Liguria scesero in Umbria: Anna andò sposa ad Armando Armanni e Agata a Franco Mercurelli Salari nel 1923.
Se per l’Avvento i delicati ricami dei tovagliati stupirono le ospiti e il cappone in galantina del gastronomo forlimpopolese allietò i palati di amici giunti per conoscere le liguri consorti, incuriosì i più un vecchietto barbato, con stivaloni neri, lunga veste e cappuccio color gensola bordati di pelliccia bianca. Nessuno seppe darne spiegazione e venne presto licenziato come stramberia di donne forestiere.
Mentre oltreoceano si diffondevano le immagini di un paffuto nonnetto di rosso vestito, sulla collina genovese si poneva in casa, beneaugurante, un lontano discendente del turco Nicola che, ribattezzato ora Santa Claus ora Sinterklaas, aveva progressivamente abbandonato i parati vescovili per indossare una cappa atta a fronteggiare i freddi inverni del nord. E poiché pare che il santo avesse l’abitudine di sorprendere con doni inaspettati ed era in uso in quelle terre che i cacciatori, vendute le abbondanti prede, mettessero nottetempo qualche moneta nelle scarpe dei bimbi, ecco che le due figure si fusero nel canuto benefattore con il ramo d’abete in mano a evocare la tradizione natalizia dell’albero.
Usanza vuole che figlie, nipoti e pronipoti di quelle signore pongano ancora ogni primo dicembre il Vecchio Natale, mai appellato babbo, accanto all’uscio per annunciare l’arrivo delle prossime feste.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Usanze, sostantivo femminile plurale che significa ‘consuetudini, tradizioni, modi di vivere abituali’, deriva dal tardo usare (formatosi dal latino usus, participio passato del verbo uti ‘usare, adoperare, valersi, servirsi’), più il suffisso –anza (dal latino –antiam) che generalmente forma nomi astratti.
Suggerimento musicale a cura di Roberto Vaccai
Si potrebbe dire anche, pratica, maniera… infine stile come questo, inconfondibile.
Ascolto: Albatros
Peter Green