Archiviato il capitolo Calendimaggio, comincia una nuova ritualità legata alla bella stagione. Dalla fine di maggio, infatti, i (non) luoghi dell’assisanità erano rappresentati dalla piscina, dal Pincio e dagli Stazzi del Subasio; una sorta di triangolo magico che racchiudeva l’essenza dell’estate.
Piscina e Pincio oggi sono solo un ricordo (non luoghi, appunto) mentre l’esperienza naturale ed antropologica ancora possibile nelle calde giornate estive è quella legata agli stazzi. Luogo mitico, con aneddoti di un passato favoloso, però anche a buon mercato, impresso nell’indigeno DNA.
Una volta inerpicatisi per i tornanti, dopo le carceri, quando l’ascesa all’ombra degli alberi lascia spazio, per l’occhio attento di chi sale, ai vari verdi dei pascoli montani, appare a volte, avvolta di foschia, magica e bella la piana degli Stazzi, silente testimone della gesta (più o meno eroiche) di ogni assisano.
Da piccoli, con un pallone sotto braccio ivi si accompagnavano le mamme a prendere il sole, poi le scorribande in vespa per andare a raccogliere i funghi sulle (segrete ai più) turinaie, fino al fatidico passaggio della linea d’ombra: la notte dell’ascensione. Gli stazzi si riempivano di tende (rigorosamente sopra e sotto la strada) ed al mattino successivo, i superstiti potevano a buon diritto considerarsi entrati nel mondo dei grandi.
Ma anche luogo mistico ove poter prendere coscienza delle proprie inquietudini immersi nella bellezza o semplice luogo di passeggiate ove i più audaci si arrampicano in alto fino alla poccia; e ancora: luogo prediletto degli immarcescibili innamorati per le estive frescure notturne.
Dei non luoghi assisani, gli stazzi rimangono, vivaddio, l’ultimo baluardo delle estati, forse perché il loro esserci non dipende da noi uomini.
brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Stazzi è il plurale di stazzo che proviene dal nominativo latino statio ‘lo stare’ quindi ‘sosta, fermata’ (originatosi a partire da status ‘stato’ o dal latino parlato statium), con normale evoluzione in italiano del nesso –tj– che passa a –zz– nelle voci di tradizione popolare (mentre stazione ‘luogo di sosta’, che deriva ugualmente da stationem, è un latinismo). L’origine della voce è legata alla tradizione della transumanza, cioè a quelle migrazioni stagionali di bovini e ovini, e indica il recinto all’aperto in cui si custodiscono gli animali durante la notte.
Suggerimento musicale a cura di Dionisio Capuano
Pastures – Ahmad Jamal [Jamal Plays Jamal, 1974]
Che non sia lo Jamal innovatore, francamente, ci importa poco. La musica rimane intensa ed è lei a pretendere un paesaggio.