10 Settembre 2020

Tamburini

Andrea Laurizi
Tamburini

A Valfabbrica c’è un periodo che scandisce il trascorrere degli anni più dello stesso calendario: la festa d’autunno. Infatti, per ogni valfabbrichese, la prima domenica di settembre equivale al capodanno. A scandire l’avvicinamento a questo evento tanto sentito è senz’ altro il suono dei tamburi.
Essere un tamburino all’interno di ogni singolo rione è infatti molto di più che essere un “musicista” o uno che sbatte due pezzi di legno su una superficie, significa essere “il battito cardiaco” di uno stesso cuore, essere l’anima ed il carisma della città. Far parte del “gruppo tamburini” è come fare parte di una stessa famiglia, dove fianco a fianco si avanza nel tempo e nello spazio avendo lo stesso compito e lo stesso pensiero: rendere omaggio al proprio rione suonando all’unisono lo stesso ritmo con tutta la forza che si ha in corpo. Trovarsi schierati all’inizio “della via” è un’emozione che soltanto chi ha anche almeno una volta indossato un tamburo sa descrivere. Quel momento equivale, per chi ama lo sport, a giocarsi una finale di coppa del mondo, il tutto amplificato però dal senso di appartenenza, che ti fa arrivare il cuore in gola e salire l’adrenalina a mille. Ma poi si entra in strada e si comincia lo spettacolo, e l’ansia da prestazione lascia spazio alla convinzione di poter abbattere le mura del paese con quei tamburi, sensazione amplificata dalle standing ovation del pubblico ad ogni fine ritmo.
Quest’anno il silenzio sarà assordante quando si arriverà alle porte dell’autunno, ma mai e poi mai lasceremo che tutto questo possa far cessare l’amore che noi di Valfabbrica abbiamo per la nostra festa. Torneremo presto a gioire, a ridere, a far baldoria e soprattutto ad applaudire i nostri ragazzi, che con i loro tamburi, ogni anno ci regalano emozioni uniche.

brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Tamburini è il diminutivo plurale di tamburo, voce di origine araba (e di provenienza orientale), sorta dall’incrocio di ṭunbur ‘strumento a corda’, con tabul (persiano tambal) ‘strumento a percussione’. La voce entrò nel XIII secolo in sostituzione di timpano, dal greco tympanum, passata al latino come tympanum, che per Isidoro di Siviglia è «fatto di pelle o cuoio tesi su una sola delle due facce di un cilindro di legno», il nostro tamburo quindi.

suggerimento musicale a cura di Francesca Tuscano

Enzo Avitabile & Bottari – esibizione al concerto del Primo maggio 2016

La vita ha un ritmo – il cuore batte con cadenze regolari. Non è per questo che il tamburo è lo strumento più antico e diffuso? Non è per questo che ci esalta e ci fa ridere e ballare?

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