Negli anni ‘60/’70 in tutta Assisi quelli che possedevano un pallone di cuoio si contavano sulle dita di una mano da falegname che, come tutti sanno, non ne porta mai cinque.
Ma il pallone di cuoio si usurava facilmente su breccia o asfalto, per cui veniva trattato come una vera reliquia, al più da utilizzare in occasione delle sfide epocali Piazza Nova contro San Pietro, oppure Piazza Nova contro Case Nove.
Per questo il pallone da strada per antonomasia era di gomma: il mitico SUPER TELE (a pentagoni neri e con esagoni colorati), in nylon leggero, che si comprava avvolto in una retina di plastica, ma che per la sua leggerezza assumeva traiettorie imprevedibili, e veniva utilizzato nelle sfide ristrette tra i vicoli; l’altrettanto mitico SAN SIRO, forgiato di gomma dura, con dimensioni regolamentari ed un peso considerevole, necessario per giocare sul campo di Piazza Nova.
Quando il pallone di gomma si bucava la partita si interrompeva, e raramente si poteva far conto su una colletta improvvisata per andare da “Righetta” a comprarne uno nuovo.
Peggio era quando il pallone valicava il muro di un orto o di un giardino: l’autore dell’improvvido tiro doveva cimentarsi con il “recupero”, scavalcare recinzioni e muri, affrontando cani da guardia, o suonare timidamente il campanello per chiedere il permesso di riprendere il pallone. Spesso di fronte alle imprecazioni del proprietario si scatenava un generale fuggi fuggi e l’amata sfera era persa per sempre.
Chi portava il pallone aveva sempre diritto di giocare, a volte decideva con chi giocare, ma stabiliva sempre quando finiva la partita. In disaccordo sulla regolarità di un gol sanciva la fine afferrando il pallone con le mani e pronunciando la fatidica frase: “pace, sangue e guerra, sputo per terra e non gioco più”.