10 Agosto 2020

Ozio

Denise Abati
Ozio

L’ozio, come recita un proverbio, è il padre dei vizi, ma bene si coniuga alla stagione estiva: con il caldo spesso opprimente infatti, cessa di essere colpevole indolenza per diventare un privilegio di molti, ma non di tutti. C’è stato un tempo in cui Assisi in estate era nel pieno delle sue attività e i forestieri affollavano gli alberghi della città. Le signore, che lavoravano nelle cucine, uscivano con i volti sudati, solo a tarda sera, trascinando enormi sacchi della spazzatura. La città era popolata, i ragazzini, divisi in bande, gravitavano nel loro quartiere e quelli che abitavano a Perlici, già numerosi, raramente sconfinavano fino a Santa Rosa. Di sera, le donne sedevano fuori dalle loro case lungo le vie a prendere il fresco, e chiunque si trovasse a passare diveniva oggetto di un aneddoto o di un pettegolezzo; di giorno, specialmente nelle ore più calde, si riunivano di nuovo per ricamare. Le donne d’età trascorrevano il tempo in questa stasi, che contrastava con i giochi dinamici e chiassosi dei ragazzi e con il lavoro faticoso e senza requie, che si svolgeva nei bar e nei ristoranti. Gli uomini sedevano ai tavoli dei bar, per giocare a carte o per bere un bicchiere di vino. Il Cisco, che era un assiduo bevitore, un giorno, mentre oziava su una panchina al sole, si sentì dire: “Spostate Cisco, che pie de spunto”. Nel tardo pomeriggio, dopo aver concluso la sua giornata di lavoro, passava il vetturino, che portava i ragazzi a fare un giro nella sua carrozza, trainata da Argo, un vecchio cavallo. Gradualmente tutto è cambiato, la città si è spopolata, i forestieri sono diventati turisti di passaggio, bar, negozi e alberghi hanno cambiato volto e di quel mondo, con i suoi vizi e le sue virtù, così come del piacere unito all’ozio, ora resta ben poco.

Ozio brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Ozio è voce di tradizione dotta dal latino otium, e nell’accezione corrente non ha nulla a che vedere con l’otium letterario di antica memoria. Per comprenderne appieno il significato comune basterebbe confrontarlo con negozio (formato infatti da nec ‘né’ e otium), inteso come ‘attività’e cioè come il contrario dell’inazione, dell’inoperosità, dell’astensione da qualsiasi occupazione, e quindi opposto all’antitetico, ma talvolta indispensabile e vitale, ozio, appunto.

Ozio suggerimento musicale a cura di Dionisio Capuano

There’s No Other Way – Blur [Leisure, 1991] Diresti un Brit Pop in disimpegno, ma non è poi vero. Lo sguardo di Damon Albarn non ricorda un po’ Alex? E quanta nevrosi c’è su quella tavola.

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