Oratorio è un termine più nordico che locale ma, ogni volta che viene pronunciato, ecco che il pensiero va ai numerosi spazi che un tempo venivano messi a disposizione delle ragazze e dei ragazzi angelani da parte di frati e suore. A cominciare dagli anni 50, quando padre Ulisse radunava intorno a sé la gioventù d’allora per pratiche sportive nell’adiacente “Istituto Patrono d’Italia”, creando campi da tennis, da bocce e addirittura un mini-golf. L’oratorio ulissiano prevedeva anche teatro almeno un paio di volte all’anno al “Teatrino del Convento”. Negli anni 70-80 i locali della parrocchia furono utilizzati come piccolo cinema per i ragazzi che frequentavano il catechismo e il dopo-cresima, grazie all’impegno di padre Luigi che non si limitava a proiettare storie della Bibbia o del Vangelo, ma anche film d’intrattenimento tipo quelli di Bud Spencer e Terence Hill. Contemporaneamente erano accessibili a tutti i ragazzi angelani il grande campo di calcio dietro il “Patrono”, il piccolo campo di calcio all’interno del Convento, dopo l’orto dei frati, a ridosso del muro lungo via Capitolo delle Stuoie, e lo pseudo campo di basket in cemento delle Suore Nere, impropriamente usato come campo di calcetto, anche se il termine non era stato ancora inventato.
Negli anni 90 però ci fu il mutamento. Lo sport scomparve dalle strade e si trasferì negli stadi e nei palazzetti. Le case si dotavano di recinzioni e anche gli spazi intorno al Convento e dalle Suore divennero inaccessibili per lo svago. E cambiarono. Il “Patrono”, dopo una riconversione scolastica si trasformò in albergo e divenne la “Domus Pacis”, il campo da calcio trasformato in giardino. La Parrocchia si trasferì dietro il “Patrono” e nei suoi locali prese vita la grande Libreria Francescana.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Oratorio, sostantivo (da non confondere con l’aggettivo che si riferisce all’oratore e all’arte oratoria), proviene dal latino ecclesiatico oratorium, derivato di orare che in origine era semplicemente ‘parlare’ (formatosi infatti da os, oris ‘bocca’), ma in séguito ha assunto il senso di ‘pregare’. La voce, tra i vari significati, designa comunemente ‘un ambiente annesso a edifici religiosi, spesso chiese parrocchiali, destinato a attività ricreative’.
Suggerimento musicale a cura di Francesco Pampanoni
Paolo Conte, in “Azzurro”, canta l’oratorio con tanto sole in cui passeggiano le anime di intere generazioni. Tra l’oleandro e il baobab non c’è il leone ma un capolavoro immortale.
Ascolto: “Azzurro” (1966) – Paolo Conte |