Oppure, in quanto forma rafforzata – con più forte valore disgiuntivo – della congiunzione o, si utilizza per indicare un’alternativa o un’opposizione; il concetto di contrapposizione trova nell’iconografia così come nell’araldica un largo impiego, spesso mediante la collocazione di figure in posizione reciproca, alternata o opposta. È questo il caso della canonica rappresentazione di Giano Bifronte, raffigurato nel suo duplice aspetto, imberbe e senile al tempo stesso, capace di esplicitare la più classica delle opposizioni: la vecchiaia contrapposta alla giovinezza. Cioè, per dirla alla maniera pirandelliana: i vecchi e i giovani. In un momento storico in cui sembra che manchi un vero e proprio confronto tra due generazioni, tra i cosiddetti baby-boomer e i millennial, l’immagine di Giano appare più che mai attuale, specie prendendo in esame lo statico scenario assisiate.
Qui più che altrove, infatti, l’assenza di un dialogo intergenerazionale caratterizza la vita sociale cittadina, sempre più ineluttabilmente imperniata sull’oppure. Tuttavia, come asserisce Guénon, il vero viso di Giano, quello che guarda al presente, non è né l’uno né l’altro dei volti visibili: è impercettibile perché il presente, nella sua rappresentazione temporale, non è che un istante inafferrabile. Cantava Omero: come stirpi di foglie, così le stirpi degli uomini; millenni dopo, il messaggio è ancora incisivo. Muteranno ancora i tempi e insieme a loro muteranno gli esseri umani. Arroccati nelle loro convinzioni inamovibili, il futuro e il passato continueranno ad influenzare il presente. Così l’uomo nasce, così l’uomo muore.
Should I stay or should I g – The Clash