Vivi ad Assisi.
Lasciare il tuo paese di origine è stato il raggiungimento di un desiderio di fuga che per anni hai accarezzato e perseguito scavando tunnel e annodando lenzuola. Hai lasciato cadere occasioni, censurato aspirazioni, ignorato persone, solo perché non rientravano nel piano.
Hai tagliato il cordone ombelicale che ti legava ad un ambiente noto, sicuro, di cui conoscevi a memoria le dinamiche, fatto di radici ed eredità, per gettarti nello sconosciuto un po’ spaventoso, ma tanto, tanto stimolante.
Poi hai pensato di goderti il l’obbiettivo raggiunto, il traguardo tagliato, senza ombre o limiti.
E per un lungo periodo è stato così.
Ma… senza che te ne accorgessi, un tarlo ha cominciato ad erodere dentro la tua sicurezza: un sentimento strisciante ha cominciato a farsi largo nella tua placida gioia per l’obiettivo raggiunto, fino a farti salire un sapore dolce-amaro fino alla bocca.
È la nostalgia!
Il senso di mancanza, di assenza che ti assale per un profumo, un modo di dire, un accento dialettale. È il rivedere con occhi diversi, più positivi, tolleranti e dolci, volti e situazioni del passato. È il rivalutare ciò che avevi scartato e recuperare financo ciò che avevi buttato. Non è rimpianto, perché rifaresti tutte le scelte fatte, con convinzione e tenacia e sai per certo che è impossibile rivivere gli stessi momenti e le stesse emozioni.
E finalmente ti accorgi che quello che ti manca non sono persone, luoghi, situazioni o fatti, ma è quella te stessa che li stava vivendo, con il suo bagaglio di emozioni, dolori, gioie e obbiettivi. Quella te più giovane, più pura e ingenua, priva di disinganni ed esperienze formative, vergine nei sentimenti e nelle sensazioni.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Nostalgia è voce del latino scientifico, formata dal greco nóstos ‘ritorno a casa’ e –algía, a sua volta da álgos ‘dolore’. Divenne di uso comune alla fine dell’Ottocento per indicare primariamente uno ‘stato di tristezza dovuto alla lontananza da persone o da luoghi cari o da situazioni che si rimpiangono’, ma fu coniata nel 1688 in ambito medico da Johannes Hoffer traducendo le espressioni francese mal du pays e tedesca Heimweh per denominare inizialmente quello stato psicologico morboso diffuso tra gli Svizzeri che erano soldati mercenari all’estero.
Suggerimento musicale a cura di Ezio Ranaldi
La nostalgia dell’esecuzione da parte degli amici assisani della “Commedia Harmonica”, nella Basilica più bella del mondo, di un brano composto per il testo di una preghiera di san Francesco.
Ascolto: Altissimo – Ezio Ranaldi