Negli anni ’60, l’appena nata televisione trasmetteva per i bambini un solo programma: la TV dei Ragazzi. Ma né le storie di Topo Gigio né lo Zecchino d’Oro potevano dar sfogo alla loro voglia di libertà: l’unica soluzione era correre dietro a un pallone! Non c’era giorno dell’anno che non vi fossero bambini con un pallone tra i piedi, correndo a perdifiato per cercare di fare gol ed esultare con le braccia al cielo come i campioni.
Ad Assisi, una piazza in particolare sembrava fatta apposta per giocare: San Rufino. A battimuro, a porta romana o a vere partite, persino due contemporaneamente, dove nessuno capiva più chi fosse suo compagno, i palloni si incrociavano e le gambe pure, il sudore colava sulle tempie, finché un urlo annunciava uno stop improvviso: “Tutti a beve!” e via di corsa alla fonte per rinfrescarsi. Qualche madre diceva: “fiji non sudate che ve pia ‘l mal de gola”, ma subito si riprendeva a correre.
L’unico modo per porre fine alla chiassosa e sfrenata corsa era privare i bambini del pallone. Due grandi pericoli incombevano: le guardie comunali, intenzionate a sequestrarlo, e Fully, un cane pronto a fiondarsi per bucarlo. Ma valeva la pena correre il rischio, tanto era appagante giocare a pallone in piazza.
All’inizio degli anni ’70 alcuni di quei bambini, diventati adolescenti, riuscirono a coronare un sogno da tempo covato: fare una partita in notturna. Uno di loro, il nipote del sacrestano, all’imbrunire di una sera di maggio riuscì ad accendere le luci del sagrato della chiesa. Un’atmosfera fantastica li avvolse. All’improvviso tutto era cambiato, tutto tranne l’amore per il pallone che cominciò a rotolare ed i ragazzi con il cuore in gola a correre e correre, cercando di memorizzare quei momenti estasianti che avrebbero portato sempre nel cuore!