05 Agosto 2020

Motorino

Fabrizio Sensi
Motorino

Il Motorino è un essere mitologico che viveva prima dell’avvento dei cartoni animati giapponesi: dopo questa colonizzazione culturale, le sagome streamline delle avveniristiche carenature delle moto hanno reso di colpo obsoleta la forma da bicicletta semovente del Motorino.
Il Motorino, per la gente post bellica era, spesso, l’unico mezzo di locomozione. Più agile e meno serioso della vespa, che già era appannaggio delle classi più abbienti.
Con il Motorino il rapporto era comunque carnale, nel senso che grandissima parte dei guidatori di Motorino hanno lasciato, cadendone, parte delle loro carni sull’asfalto. Il Motorino infatti, strutturalmente, non permetteva manovre azzardate, ogni curva era un’avventura. Era invece adattissimo alle impennate, praticate dall’utenza maschile, in segno malcelato di potenza sessuale. Altro segno d’amore del proprietario era la “modifica”, ampiamente detta, del motore e degli scappamenti, per ottenere prestazioni stradali non previste dal mezzo.
E per gli adolescenti pre-Goldrake, il Motorino era libertà, indipendenza, socialità, vanto e, non meno, un oggetto indispensabile, soprattutto perché, ad Assisi, anche “le galline hanno l freno a mano”, e la bicicletta è sempre stata un oggetto inutilizzabile: la San Pietro-Rocchicciola è come correre un “tappone dolomitico”. Fosse risalire via Portica, i Cappuccini, la Rocca, o anche arrivare dalle frazioni, a pedali, era improbabile. Il Motorino è stato quindi una forgia della socialità di Assisi, soprattutto per l’abitudine antica di trasportare un ospite al tergo, anche quando l’età del guidatore non lo permetteva.
L’era del Motorino è passata, e oggi, alle nuove generazioni, dotate di scooter e, soprattutto, di casco, è impedito di sentire il vento tra i capelli, sognando Easy Rider.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Motorino fa capo a moto, da motus ‘movimento’ – participio passato di movēre da cui l’italiano muovere (con cambio di coniugazione) – e quindi a motorem ‘che muove, che mette in movimento’. La prima attestazione di motore in italiano è di ambito filosofico e risale alla fine del Duecento. Nel corso del tempo la voce si è arricchita di nuovi significati, anche “moderni”, soprattutto in séguito all’invenzione del motore a scoppio.

Suggerimento musicale a cura di Dionisio Capuano

Moped Rally – Colin Clary and the Magogs [Her Life of Crime, 2004]

Certe canzoni fanno venire nostalgia del futuro. Soprattutto d’estate.

Fabrizio Sensi

Pensatore libero, libero attore

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