13 Ottobre 2021

Mai

Claudia Rossetti
Mai

Assisi, Assisi mia, 
come potrei andare via?
Questi sono i versi di una poesia che una bambina di otto-nove anni ha scritto sul suo quaderno di scuola.
Una poesia dedicata alla sua città: vicoli stretti, suoni di campane, punti di ricamo, leggende raccontate dai nonni, bruschette con l’olio novo, rievocazioni medioevali che ogni anno colorano le strade che percorre all’arrivo di maggio. Il mondo finisce tra queste mura di pietra rosa, non si ha bisogno di nient’altro. Da piccoli, si pensa che mai si andrà via da qui, che non possano esistere amicizie più autentiche, cieli più belli, lingue con cui esprimersi in modo più efficace…
Poi arriva la fase del rifiuto, della ribellione: tutto precipita e tutto si ribalta. Si pensa che mai, mai e poi mai si resterà ingabbiati qui, con questa mentalità che ci sta stretta (quasi quanto i vicoli!), si tengono le valigie pronte sotto il letto e si coglie ogni occasione che si ha per partire. Alcuni legami si assottigliano, altri si spezzano, e se ne formano di nuovi: chi parte per amore, chi per inseguire un’opportunità, chi va appena dietro l’angolo e chi lo sogna soltanto… Ma tutti ci passano, prima o poi: una fisiologica messa in discussione delle convinzioni che si sono costruite per – talvolta – demolirle. 
Crescere significa andare in crisi e discostarsi sempre più dagli assoluti, ampliando la gamma di grigi che c’è tra il bianco e il nero, tra il mai e il sempre. Fare la pace, scendere a patti e trovare un equilibrio tra gli estremi. La fase del compromesso, una lista dei pro e dei contro della vita di provincia.
Qualunque sfumatura di grigio vi identifichi, la pandemia ci ha insegnato che la vita può cambiare da un momento all’altro: mai dire mai. Che è una contraddizione in termini, ma chi è esente da contraddizioni?

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Mai è dal latino magis ‘più, piuttosto’ (stesso etimo della congiunzione ma), attraverso l’evoluzione dal latino classico all’italiano magis > mags > mas > mai oppure magis > mais > mas > mai. Nell’uso letterario indicava il persistere, il protrarsi di un’azione, con funzione rafforzativa ad esempio posposto a sempre: sempre mai, cioè ‘per sempre’.

Suggerimento musicale a cura di Filippo Comparozzi

Il brano è anche un riferimento alla sit-com, italiana che vede come protagonista Francesco Pannofino. “Mai dire mai” (La locura) è una denuncia al sistema discografico italiano accusato di aver creato delle marionette e dei trend da seguire. Tutto questo a discapito dei contenuti dei brani di tendenza.

Mai dire MaiWillie Peyote

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