Le lumache sanno perché sono lente? Sanno almeno di esserlo?
Una favola dice vadano così lente perché portano addosso un gran peso, forse quello del loro stesso esistere.
Ci sono luoghi che per loro natura, storia o forma, portano con sé la propria conchiglia di abitudini e stili di vita. Città che le attraversi e non puoi non immaginarle lente, se ci pensi bene. E le pietre di certi vicoli parlano di un passato lento, non troppo lontano, di un tempo dilatato. Del chiacchiericcio di bambini che concitati salivano una sfilza interminabile di gradini, fino ad arrivare al maschio di una Rocca che a loro sarà apparsa imponente. Da lassù lanciare controvento un aeroplanino artigianale, ammirarlo planare, volteggiare e vorticare. E poi correre giù tra i rovi e l’erba incolta per recuperarlo, arrivare a valle, fino al Tescio. Tornare di nuovo su, ricominciare finché non si fa sera. È la vita lenta di chiunque si chiude alle spalle un portone a San Pietro, e in una notte di primavera inoltrata affronta la salita con la pazienza collaudata di chi si lascia guidare dagli odori di un gelsomino o attirare dal vociare di qualche giardino. Di chi accompagna una bambina a scuola, senza un orpello a quattro ruote da dover infilzare in un parcheggio. Lei sceglie una merenda dietro al vetro del bancone, suo papà perde tempo a parlare, si fa tardi come solito, lei sbuffa. Un bacio sulla guancia e s’infila nel portone della scuola.
Le strade, le piazze di certe città suggeriscono incontro, gridano di essere vissute e calpestate dalle suole dei propri cittadini e i loro ospiti, con la cura e l’attenzione che solo chi ha un’andatura lenta sa osservare. Se siamo disposti a tendere l’orecchio, capiremo che il privilegio di un cittadino si dovrebbe misurare secondo il suo diritto alla lentezza.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Lentezza ‘l’essere lento, l’essere pigro, calmo, flemmatico, l’indugiare’, ecc., è dall’aggettivo latino lentum ‘pieghevole’, più il suffisso –ezza (da –itia), da confrontare con la forma lentitiam ‘flessuosità, elasticità, duttilità’ già attestata nella Naturalis historia di Plinio (ad esempio, a proposito dei salici: «et aliae virgas sequacis ad vincturas lentitiae» ‘altri producono verghe buone a legare per la loro somma flessibilità’). Non è chiarissimo lo spostamento di significato.
Suggerimento musicale a cura di Filippo Comparozzi
È una delle più famose composizioni pianistiche di ogni tempo, sebbene Beethoven non la considerasse una delle sue migliori sonate. Il maestro aggiunse la scritta Quasi una Fantasia perché la struttura non rispecchia quella tradizionale di una sonata, che solitamente consta di tre movimenti: un allegro (spesso in forma sonata), un adagio, e un altro allegro finale (frequentemente un rondò). La sonata si apre con un adagio, fatto inusuale per l’epoca, ed è probabilmente questo il motivo per cui Beethoven la denominò Quasi una Fantasia: per indicare il suo carattere libero e originale, tipico del periodo romantico.
Sonata al chiaro di luna – Ludwig Van Beethoven