Verso le 17 del mercoledì il telefono nero, attaccato alla parete dello studio, squillava. Una breve interlocuzione tra l’istitutore ed il chiamante e poi un ordine: “lavanda!”.
A quel punto ognuno sapeva cosa fare: andare al proprio armadietto, prendere il sapone, un paio di calzini puliti ed un asciugamano. Poi tutti in fila per due per attraversare corridoi e scale fino ad arrivare in una grande locale che ospitava docce e, appunto, delle vaschette adibite al lavaggio dei piedi: la lavanda!
A pensarci bene quel rito, che nei giorni della settimana santa per i cattolici richiama il gesto di Gesù verso i discepoli, aveva un senso di purificazione delle estremità del corpo lasciate per troppi giorni dimenticate dall’acqua, ma soggette per giorni allo stress delle corse durante l’ora di educazione fisica, delle partite a calcio oltre che al normale lavorio del camminare.
All’ingresso del locale ognuno si disponeva di fronte alla propria vaschetta posta a terra, si toglieva le scarpe ed i calzini e, dopo aver annusato per l’ultima volta il “profumo” che i propri piedi, e quello degli altri compagni, emanavano, provvedeva ad immergerli nella vaschetta per detergerli e massaggiarli, badando bene a non superare le caviglie. Infatti l’operazione era richiesta tirando le gambe dei pantaloni più in alto possibile e quello era il perimetro consentito per il lavaggio.
Alla fine dell’operazione, dopo la vestizione, ancora in fila per due si tornava presso la propria “squadra” aspettando il sabato: c’era la doccia!
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Lavanda, in latino ‘(cose) da lavare’, è voce dotta, dal neutro plurale di lavandus, gerundivo di lavare ‘pulire, bagnare’. Oggi si usa specialmente per indicare, in ambito religioso, quell’atto di carità compiuto da Gesù durante l’ultima cena (lavanda dei piedi), oppure, in ambito medico, per designare precise terapie (lavanda gastrica, oculare, ecc.). Inoltre, per l’abitudine diffusa di profumare l’acqua per lavarsi con una precisa pianta aromatica, questa prese proprio il nome di lavanda.
Suggerimento musicale a cura di Franco Rossetti e Claudia Rossetti
Campi di lavanda introducono questo pezzo, che parla di un vecchio amore che si rincontra a distanza di anni, suscitando ricordi e nostalgia.
Ascolto: I venti del cuore – Fiorella Mannoia, 1991