18 Novembre 2020

Happy

Delfo Berretti
Happy

Dall’inglese felice contento lieto. Per esserlo, i giovani assisani hanno come tappa obbligata l’ingresso negli sbandieratori. Oltre che dall’imperscrutabile arte della bandiera sono soprattutto ammaliati dall’alone di mistero che circonda la mirabolante esperienza delle uscite (leggendarie e mistiche).
Ma Felice Contento Lieto lo è stato anche uno straordinario assisano che pur non avendo mai sbandierato è entrato di diritto nella storia del gruppo.
Tutto nasce tra il Nostro e il Mattaccin fondatore che di ritorno dal militare, avendo appreso, bontà sua, le tecniche del drappo, con lui scommette una cena sulla nascita del nuovo gruppo contro ogni più scettica e reazionaria previsione. La storia vivaddio ha premiato il sogno matto mentre nessun sa se poi la cena Happy l’abbia effettivamente pagata. Felice, persa la scommessa, ha sempre partecipato alla vita della comitiva: voce nelle esibizioni e ziesca presenza nelle uscite
Come il memorioso borgesiano conosceva tutti i curiosi aneddoti e dei più fu anche protagonista. Si tramandano, come bardi, le gesta in un discopub ungherese. Di un gruppo di majorette ceche (per vero più belle che brave), la più carina sedeva triste al bancone per un terribile mal di denti. Dopo pantagrueliche bevute di Pálinka, appreso il motivo della sofferenza, improvvisamente fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione: I am a doctor. Un accendino per far luce e pronti-via una estemporanea visita odontoiatrica alla dolorante. All’esito con la fumosa formula coscia lunga non fu mai corta prescrisse la cura: tre dosi di Pálinka, il cui effetto taumaturgico non tardò ad arrivare.
Il nostro ci ha lasciato; ha preso un imbarco diverso, ma rimarrà sempre uno sbandieratore. Per il suo essere Felice Contento Lieto: Happy appunto. Zio Happy.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Happy, ‘felice’, è voce inglese che in tempi più o meno recenti ha dato luogo a varie locuzioni tra cui il consolidato happy birthday, o anche happy end, letteralmente ‘finale felice’ ma tradotto comunemente con ‘lieto fine’, e la mondana e festaiola happy hour ‘ora felice’, usanza di derivazione anglosassone, grazie alla quale è possibile bere o mangiare in alcuni locali e in determinate ore a prezzo scontato

Suggerimento musicale a cura di Matteo Magna

Amicizia e memoria.
“Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo”
Ciao, Happy!

Modena City Ramblers – La strada

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