Assisi è da secoli una città extra, ovvero “fuori”.
Fuori dall’ordinario, per chi la vive dall’interno, ma anche fuori dall’immaginario per chi la vive da fuori.
Chi non è di Assisi è da sempre, uno di fuori: che sia Vladivostock o Bastia Umbra.
Extra però erano, in anni meravigliosi, i collaboratori (camerieri o simili) che venivano ad Assisi per fare “La Stagione”. Persone dotate di versatile duttilità che si adoperavano, spesso con retribuzioni dignitose, nei più disparati esempi di professionalità mutandosi al bisogno: il cameriere diveniva lavapiatti, la barista si mutava in magazziniera, il cuoco in uomo di fatica.
Un pullulare di esperienze umane che ancora oggi mostrano segno del loro passaggio transitorio, divenuto stazionario. Ragazzi e ragazze, uomini e donne che da nomadi si sono fatti stanziali.
Persone allegre che fornivano di allegria ad una città gioiosa (quante feste universitarie, serate nei pub intra-muros, quanti pomeriggi al Pincio).
Forse nostalgicamente, forse perché la felicità come la gioventù non può tornare: sarebbe bello rivivere quella città di ragazzi in motorino, di baci rubati nei vicoli, di matrimoni usciti da relazioni occasionali.
La Vita celebrava la Vita in modo extra ordinario.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Extra è voce latina (l’esito popolare è stra-) ed era preposizione e avverbio: ‘fuori, di fuori, fuori di’, significato che mantiene in italiano nel prefisso, che però, su modello del francese extra (da extraordinaire) assume anche significato elativo, impiegato soprattutto nel linguaggio pubblicitario. In italiano può essere anche aggettivo e sostantivo e indica a seconda dell’uso ‘qualcosa di raro, fuori dell’ordinario, aggiuntivo, sovrappiù’. Al plurale gli extra sono persone assunte temporaneamente, giornalieri.
Suggerimento musicale a cura di Dionisio Capuano
Extra – Ken Ishii [Jelly Tones, 1995]
Altro che you spin me round, con i giapponesi si scherza poco. Capolavoro-non-per-tutti il video di Koji Morimoto.