Ognuno, a seconda dell’età, ha i suoi riferimenti calcistici, e sicuramente Baggio e Maradona ancora scaldano i cuori di chi ha visto le loro giocate. Talento ed estro. Per una certa generazione però, quella che giocava a pallone un po’ ovunque, su campetti improvvisati, ma anche per strada e nei vicoli, il problema di misurarsi con le diversificate capacità di chi chiedeva di giocare era semplice: o eri bravo o eri una schiappa .
L’estro calcistico era appannaggio di chi, magari, giocava in squadre vere: gente che sapeva calciare bene, magari con entrambi i piedi, dribblava, palleggiava… Gli altri erano quelli “scarsi”, scelti per ultimi nella conta e inevitabilmente destinati in difesa, perché l’attacco era per chi ci sapeva fare.
Poi capita però che la squadra avversaria rilanci dalla sua porta in contropiede. Gli attaccanti avversari (come detto sono quelli bravi, che gli scarsi se li bevono e fanno goal, è sicuro!) si gettano sulla palla. Rimane, prima della porta, solo una schiappa, unico impacciato baluardo prima che la porta si spalanchi loro; la palla è a spiovente, con una traiettoria un po’ spostata ed alta, ma non tanto da provarci di testa: che può fare? La figuraccia, cioè il “buco”, è dietro l’angolo.
Domanda: può il talento per una volta, fare un’eccezione e visitare chi non lo conosce? Ecco il difensore scarso sfoderare una sforbiciata a mezz’altezza, di collo pieno: pericolo sventato e palla a ricadere verso la porta avversaria. La squadra esulta per lo scampato pericolo, i complimenti si sprecano. Magari, invece che la “mano di Dio” del grande Diego, si è trattato più sommessamente della fortuna del principiante, ma tant’è: anche agli scarsi può capitare la possibilità di manifestare, anche solo per una singola giocata, il proprio estro calcistico.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Estro è voce dotta dal latino oestrum (traslitterazione del greco óistros ‘puntura’) e già in antico indicava il ‘tafano’ (il cui nome in italiano è anche assillo), le cui punture facevano diventare gli animali furiosi. Da qui già presso gli antichi aveva il senso traslato di ‘frenesia, slancio, impulso’, e poi ha assunto vari significati tra cui quello di ‘capriccio’ e quindi di ‘inventiva, ispirazione, fantasia’.
Suggerimento musicale a cura di Eugenio Pacelli
La canzone è stata dedicata dai tifosi del Manchester United a George Best, calcisticamente estro e dissolutezza
Ascolto: Spirit in the Sky – Doctor & the Medics – Norman Greenbaum