Interno ed esterno… Nel Convitto Nazionale sono due parole che delimitano un mondo.
L’interno è il convittore che arriva i primi di ottobre accompagnato dalla famiglia (in qualche caso da mezzo paese) e torna a casa per le feste. La sua famiglia diventano i compagni, gli Istitutori di squadra, alcuni del personale di infermeria e guardaroba. L’esterno è tecnicamente, per il mondo del Convitto, lo studente che senza essere Convittore frequenta le scuole interne del Convitto e le altre scuole di Assisi: la prima finestra verso il mondo che si crede meraviglioso, fuori del portone. Per gli interni dei decenni passati era l’indispensabile tramite verso il mondo di Assisi, la cui amicizia finiva per essere indispensabile per ottenere un pezzetto di agognata libertà. Qualche volta infatti l’esterno diventava un lasciapassare per uscire, ed ecco allora arrivare il genitore dello studente esterno che firmava uno stampato e prelevava l’amico del figlio, che godeva così di una bellissima giornata di libertà. Amministrativamente, lo snodo fondamentale tra mondo di fuori e Convitto era la vice Direzione, e lì era facile constatare che negli anni l’esterno serbava sempre un certo timore reverenziale verso il Convitto
Tutti i convittori hanno guardato agli esterni come compagni fortunati. Ma in fondo era paradossalmente l’esterno che invidiava il mondo degli interni, il biliardo, il ping pong, gli amici con cui parlare nelle fredde serate invernali di Assisi, quando fuori dal Convitto c’era solo il vento del Monte Subasio…
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Esterni, plurale di esterno, è voce dotta e discende dal latino externum (composto di ex– ‘fuori’ più il suffisso –ter), derivato di exterum (‘estero’), con cui condivide anche il senso originario, cioè ‘che è al di fuori di qualcosa’, e in antico infatti anche esterno aveva l’accezione di ‘forestiero, straniero’. Questo latinismo entra nella nostra lingua attraverso i testi nel XIV secolo.
Suggerimento musicale a cura di Franco Rossetti e Claudia Rossetti
La comunità può apparire talvolta una prigione, ma in certe occasioni anche un nido sicuro, quando non capisci bene come funziona il mondo esterno ed i suoi abitanti ti sembrano extraterrestri.
Ascolto: Extraterrestre – Eugenio Finardi, 1978