In un’Italia di tutti allenatori, commissari tecnici, esperti di calcio, il sogno di ogni bambino era far parte di una squadra, identificata dalla “divisa”, per sentirsi così vero calciatore. Solo il portiere, tra lo sfigato e il folle, aveva come unica gioia la libertà della divisa. Nelle partitelle pomeridiane, improvvisate in una geografia di piazzette, sagrati e prati, era il colore della maglietta con cui si usciva di casa a decidere chi stava con chi, anche a scapito delle simpatie, e la divisa dava l’identità di gruppo. Insuperabili i confini del campo sportivo dello Stadio degli Ulivi, difesi dal mitico Emilio detto “il Longo”, il calcio selvaggio si animava di squadre fantasiose con allenatori alla Oronzo Canà, con le eccezioni di livello superiore di pochi compagni. Intanto la gloriosa Panini elettrizzava tutti con sfide a “figurine” le cui divise facevano sognare, mentre giocando alla “sopra”, alla “lettera” o alla “dritta” si vinceva (o perdeva) quella mancante.
Il primo negozio di sport per Corso Mazzini, “Olivieri”, all’angolo del leggendario “baretto”, fornì gli ambiti numeri in similplastica da cucire sulle maglie, complici le mamme, e allora in un’infinita gamma di tessuti rossi alcuni fortunati poterono sfoggiare al prato della Rocca le prime divise. La squadra scendeva fiera in campo, con porte improvvisate, mentre le regole del calcio subivano fantozziane derive.
Una evoluzione ci fu con la “Festa del pollastro,” in quella meravigliosa Piazza Nova dove si ostentavano in un arcobaleno di colori le divise delle squadre partecipanti, acclamate per sere dal pubblico entusiasta. Grande onore e fierezza per i giocatori finalmente con divisa e numero di maglia, al centro dell’attenzione e protagonisti assoluti agli occhi sognanti delle ragazzine.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Divise, plurale, risale al francese antico divise ‘azione di dividere’, da deviser, a sua volta dal latino divisare. È inizialmente una ‘veste che distingue chi appartiene a una casata, a un partito, a un’associazione, ecc.’, poi anche ‘uniforme militare’ e in senso estensivo ‘insegna, emblema’ e il conseguente ‘motto’ che li accompagna
Suggerimento musicale a cura di Eugenio Pacelli
Qui le divise le indossano le donne. Il pallone sicuramente è distante dal testo del pezzo. Resta che il calcio femminile sta assumendo dimensioni sempre più importanti
Ascolto: Women in Uniform – Iron Maiden – Skyhooks