Due polsini, cintura, calzamaglie, camicia e corpetto. Calzamaglia quartata di nero, bianco e rosso; corpetto in velluto foderato, anch’esso quartato di nero, rosso e bianco con un leone rampante dorato.
Se hai indossato almeno una volta l’uniforme degli Sbandieratori di Assisi, ne conosci di certo anche le sensazioni: estremo calore in estate, vagamente freschino con temperature più basse. Sai che la camicia in cotone lavorato a nido d’api, dopo qualche lavaggio, comincia a restringersi e allora sbandierare diventa complesso, poiché, al termine di ogni numero di uno spettacolo, devi ricomporre l’armonioso incastro di stoffe.
Insomma, considerando lo sforzo necessario per sbandierare, non è proprio comodo.
Nonostante ciò sai anche molto bene che indossarlo è un privilegio per tre motivi:
1. Non è come mettersi il “costume” per il Calendimaggio, tutti diversi, divisi per ceto, non creando certo unione visiva o di intenti.
2. È sicuramente, e per distacco abissale, più bello dei costumi di chi, in Assisi, ha provato per anni ad imitarci.
3. Metterlo indosso è uno dei momenti che accomuna le molte generazioni degli sbandieratori. Certo, il modello che si usa ora, disegnato da Giorgio Tani e realizzato insieme ad Alida Campodifiori, è l’ultimo di una serie, ma quando allacci i polsini (o te lo fai allacciare) e, allo squillo delle trombe, annodi l’ultimo legaccio della camicia, l’adrenalina è la stessa di sempre.
In fila.
Parte la marcia.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Costume deriva dal tardo latino costumen – originatosi per contrazione del classico consuetudo, consuetudinis ‘consuetudine, usanza, comportamento abituale’, formato da con e suescere ‘essere solito, essere abituato’ – anche se la voce italiana è stata verosimilmente influenzata dal francese (coutume) e dal provenzale (costum). Tra le varie accezioni acquisite nel corso del tempo vi sono anche quelle, oggi comuni, di ‘modo di vestire di una determinata epoca’, o di ‘abito di scena’ oppure di ‘indumento indossato per fare il bagno’.
Suggerimento musicale a cura di Matteo Magna
Travestimento e maschera.
Il costume permette a chi lo indossa di trasformarsi in qualcuno di diverso dalla vita di tutti i giorni. Nel Medioevo era d’uso mascherarsi durante la “festa dei folli”, dove la parodia e il sacrilegio la faceva da padrone, e l’asino stesso, simbolo del male, veniva condotto sull’altare, dando vita ad un vero e proprio mondo all’incontrario!
Le Roman de Fauvel: Charivari – Joel Cohen · The Boston Camerata