11 Giugno 2021

Combriccola

Letizia Tomassini
Combriccola

Liscio.
Busso.
Tre Tre e Napoletana a Bastoni (ammazza che culo!).
Tra la mezza e le due del pomeriggio non si sentiva altro per le vie e la piazza di S. Maria degli Angeli. D’inverno e d’estate. Combriccole di persone radunate intorno a un tavolo di un bar, con le carte in mano a sfidarsi fino all’ultimo punto a briscola o tressette. Quelli un po’ più sofisticati a scala quaranta o ramino. Coppie storiche o formate al momento, che si prendevano a male parole se non avevi ben capito l’accenno o avevi sbagliato a “caricare” mandando all’aria una partita già vinta, beccandoti gli sfottò degli avversari e i commenti sarcastici del pubblico che assisteva in piedi a queste sfide all’ultimo punto. Coppie che si ripresentavano immancabilmente uguali il giorno dopo come se niente fosse, per rigiocarsi la bevuta, il caffè, l’ammazzacaffè, una scatola di cioccolatini da riportare ai nipoti. O anche, purtroppo, proprietà e cambiali.
Il bar, fino agli anni Ottanta, era uno dei pochi centri d’aggregazione in paese e lì si conoscevano tutti e ci si chiamava per soprannome: Pendolo, Ciàca, Trombi, Billy.
Delle combriccole facevano parte i baristi, erano una sorta di familiari che non si sottraevano a dibattiti infuocati su calcio e politica, ascoltavano e commentavano aneddoti fantasiosi ed esagerati. E passavano quelle poche telefonate che si facevano allora a Tizio o Caio che improvvisamente silenziavano le combriccole ai tavoli all’unisono commentavano: ‹‹Sarà la moglie? O l’amica?››.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Combriccola, cioè ‘gruppo di persone unite da scopi non leciti’, ma che in séguito ha assunto il senso generico di ‘allegra compagnia’ (con una sfumatura quindi benevola), è voce dall’incerta etimologia, ma forse è da avvicinare a briccone, dal francese antico bricon, a sua volta dal germanico bric ‘stolto’, che primariamente indicava una ‘persona malvagia’, ma che oggi è perlopiù usato con tono scherzoso e vezzeggiativo per indicare un bambino vivace.

Suggerimento musicale a cura di Francesco Pampanoni

Artisticamente già orfani di Syd Barrett, i Pink Floyd girano a Pompei uno dei più straordinari documenti del loro talento. “Echoes” è tratto da “Meddle” inciso nel ’71 e si colloca, anche temporalmente, come momento centrale e corale della loro fondamentale produzione artistica. Ipnotico e proto-multimediale.

Ascolto: “Echoes” da “Live at Pompeii” (1972)Pink Floyd

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