24 Settembre 2021

Calendimaggio

Ludovico Marcucci
Calendimaggio

C’è stato un tempo in cui noi sapiens, freschi di evoluzione, avevamo degli animali sacri e un certo pudore a chiamarli per nome. Così, il lupo diventava ‘lo strangolatore’, l’orso il ‘mangia-miele’, il serpente ‘quello che fissa’. Superstizione, chiaro. Ma chiamiamola ‘gioco’, se ci piace, e giochiamo. Prendiamoci il vezzo di non chiamare per nome l’unico animale che ad Assisi è sacro: parliamo, insomma, della Festa.
La Festa è una bella cosa. Bella perché è dei giovani, in una città che giovane non è. Bella perché, come spesso accade, nutrita di estremi opposti. Ma non fermiamoci al rossoblù di superficie, scaviamo un po’ ed ecco: c’è chi vive per farla e chi la fa per (soprav)vivere, chi ci si sveglia apposta e chi ci perde il sonno. C’è la lingua dell’amor cortese e il maschilismo di provincia, c’è la cura maniacale dei costumi e la totale incuria della città, intrisa, forse per maggior accuratezza storica, di piscio e di bestemmie. Accuratezza storica! Ma a che pro, se il Medioevo qui non è passato, qui dove sopra a una massa semianalfabeta di ubriachi e cocainomani si erge, precaria e decadente, un’aristocrazia di medievisti e artistoidi, la cui virtù più alta è il culto dell’imperador che quassù regna – ovverosia, la Festa stessa. La Festa che comanda fedeltà più che alla moglie e a Dio, che scioglie e che lega, che eleva e umilia, che cura la scrofola e rimette i peccati. La Festa incastellata fra le sue quattro mura antiche, che ci fa scemi e la chiama magia, non cambia mai e lo chiama rituale, dissangua e la chiama vita.
In una città che per i giovani non ha nient’altro, la Festa è dei giovani, morbosamente dei giovani, e i giovani le appartengono.
La Festa, si diceva, è una bella cosa.
A volte rischia pure di essere una cosa bella.
Un giorno, magari.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Calendimaggio ‘primo giorno di maggio’ – ed emblematicamente ‘festa della primavera’, cioè giorno in cui si celebra il rinnovamento della natura – è voce dotta composta dal nominativo plurale latino calendae ‘primo giorno del mese’, di etimo incerto, ma forse da connettere al latino arcaico calare ‘chiamare’, e da maggio, proveniente dal latino Maius (mensis). Da calende si è avuto anche il tardo calendarium ‘calendario’.

Suggerimento musicale a cura di Filippo Comparozzi

Il “Llibre Vermell” – così chiamato per il colore vermiglio della sua copertina – è un antico manoscritto redatto verso la fine del XIV secolo, in Spagna e conservato presso l’Abbazia di  Montserrat, vicino a Barcellona.  Il libro contiene dei canti sacri, a carattere popolare, in lingua latina e catalana, con precise indicazioni sulla danza. Infatti lo scopo di tale raccolta di canti era proprio quello di accompagnare i pellegrini che, con danze processionali, canti devozionali e invocazioni di preghiera si recavano in pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Montserrat, per rendere omaggio alla Vergine e ringraziarla dei favori ottenuti. Accompagnavano questi canti con i più svariati strumenti musicali e giunti al Santuario danzavano “in tondo” attorno all’altare e sostavano lì anche durante la notte, in veglia. 

Polorum Regina – Micrologus

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