Estate, a metà degli anni ‘70: 100 meravigliosi giorni di vacanza e infinite possibilità di incontrare coetanei e non, fare sport all’aria aperta, giocare a perdifiato fino al tramonto.
Allora c’erano decine di aree verdi non recintate, uliveti accessibili e “abbastanza” pianeggianti, rettangoli di prato spelacchiato a disposizione di chi volesse correre dietro ad una palla. Già un passo oltre stavano gli “stadi” del campionato estivo del giovane Assisano: si chiamavano “Il Campetto” (nell’area occupata attualmente dal “Roseo Hotel”), “I Cavallacci” (uliveto delle Clarisse di Santa Chiara, ora recintato ed inaccessibile), “Sotto i Cappuccini” (area verde ora ridotta ad un serpaio), ed il Nou Camp era “Ponte S. Vetturino”, campo dotato di porte regolamentari, sito nell’omonima località, unico che ancora conserva le sembianze di allora.
Nell’ipotesi rara e curiosa che fosse mancato un numero minimo di giocatori e non si fosse trovato nemmeno la parvenza di un campo da calcio, l’extrema ratio era una sola: il battimuro, unità elementare del gioco del calcio che richiede solo una palla e un muretto con davanti uno spazio abbastanza vasto. Le chiese della città con i loro ampi sagrati ben si prestavano a tale gioco.
Nel battimuro il numero dei giocatori non è determinante (si può giocare anche da soli!), non si possono usare le mani, non vi è un limite di tempo. Fine delle regole principali. Tutto il resto, varianti, punteggi, penalità, etc. era negoziabile al momento. E allora destro, PUM, destro, PUM, testa, PUM, sinistro PUM, palla a terra. E poi ancora… destro, PUM, destro, PUM! Tutto questo fino all’esaurimento delle forze, o finché una voce si levava da una finestra: “Basta co’ ‘sta palla che ‘l marito mio è stanco e, deve dormì! Si non te la fè finita te dò un brugno!”.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Battimuro è voce composta da batti- (che deriva dal tardo latino battere, a sua volta dal classico battuere, con ritrazione d’accento e caduta della u semiconsonante) e da muro, semplicemente dal latino murum. Propriamente designa un gioco nel quale si lancia una figurina o una moneta contro un muro: vince chi la getta più vicina allo stesso.
Suggerimento musicale a cura di Eugenio Pacelli
La rabbia cresce ed i giovani adolescenti trovano le forme di sfogo più estreme, negli infiniti battimuro contro l’ennesima saracinesca
Ascolto: Beat The Bastards – The Exploited – Wattie Buchan