Ricorda Sant’Agostino: Sola mors certa est. Altre eccelse menti rimarcano essere due le dipartite. Dante le palesa già nel primo canto dell’Inferno: Ove udirai le disperate strida, vedrai li antichi spiriti dolenti, ch’a la seconda morte ciascun grida. Francesco nel Cantico: Beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no ’l farrà male. Se due sono le morti, esiste un intervallo tra i trapassi che è nelle terrene volontà, nonostante l’ineluttabile destino. Possiamo scrivere l’ultimo atto del dramma, dare tempo e modo alle esequie.In Assisi, per sette secoli, ogni rito funebre ha avuto l’eco del “Dies ìrae, dìes ìlla”. Il canto, di Tommaso da Celano, non è più presente nei lezionari delle messe per i defunti dal 1 giugno 1970, quando entrò in vigore il nuovo Ordo Exsequiarum. Tuttavia, nel cinquantesimo dallo storico strappo, appare ben più lacerante aver consegnato a desuetudine l’accompagno a piedi.Dopo l’incensazione, tutte le strade portavano al Campo Santo: via Frate Elia, salendo da San Pietro, Piazza del Comune discendendo da San Rufino. Al sopraggiungere delle prime corone, abbassate le serrande e socchiuse le porte, calava un religioso silenzio. In quel momento la città elaborava collettivamente un lutto, esprimendo prossimità al defunto e vicinanza a quei vivi che con ritmo cadenzato colmavano lo spazio temporale tra le due morti. Il corteo funebre, quando non aveva più occhi ai lati ma solo cipressetti, si distendeva e distingueva. Avanti i piangenti, al centro gli oranti, in coda i maldicenti.Oggi, le automobili ai funerali ostacolano la comunanza e sono acceleratori della seconda fine. Stante poi che la morte arriva improvvisa e i parroci esortano a farsi trovare pronti, molti fedeli parcheggiano nei sagrati delle chiese.
brevi note etimologiche di Carla Gambacorta
Accompagno è voce diffusa in alcune regioni del Centro, forma contratta di accompagnamento, che deriva dall’italiano accompagnare, formatosi a partire dal latino medievale companio, a sua volta da cum ‘con’ e panis ‘pane’, cioè propriamente ‘colui che mangia lo stesso pane’. L’accompagno è quindi lo stare insieme, l’accompagnare il defunto per onorarlo durante la cerimonia di sepoltura.
L’ascolto musicale
a cura di Umberto Rinaldi
Tomaso Albinoni (1671-1751), beato lui, riposa a San Marco di Venezia, e il suo Adagio è accompagno senza applausi, falsi ed equivoci, al passo cadenzato e cuore commosso per il morto e per la dolcezza della composizione.
Ascolto: Adagio, Tomaso Albinoni, André Rieu e Orchestra d’archi