Era frequente avere le ginocchia sbucciate (a fare pendant anche qualche gomito), dopo essere atterrati su un campo da calcio in “breccia battuta”; eh sì, quello in erba era solo lo Stadio degli Ulivi, noi giocavamo ai “campetti”, quello sotto Villa Trovajoli o quello di fianco allo stadio, il Campetto propriamente detto per quasi tutti gli assisani. Ad un certo punto potemmo anche giocare allo stadio dei Salesiani, anche questo in “breccia battuta”, ed ovviamente con le stesse conseguenze per le povere ginocchia.
Il massimo della vulnerabilità si raggiunse con l’espansione del catrame e la depolverizzazione delle aree in cui, con un paio di maglioni a terra a demarcare la porta, si poteva tirare due calci improvvisati, in attesa di (qualunque cosa ci fosse da aspettare). Le cadute sull’asfalto non erano mai senza conseguenze: mentre la “breccia battuta” aveva un minimo di cedevolezza, non c’era la possibilità fisica di sopravanzare, con la pelle delle ginocchia, la tensione superficiale della “breccia bitumata”.
E così tornavamo a casa, alla chetichella, con un fazzoletto da naso legato a bandana sul ginocchio, la chiazza di sangue in trasparenza, e raggiungevamo il flacone dell’acqua ossigenata (i fortunati) o dell’alcool (ahi!) o del mercurocromo (i meno raffinati lo chiamavano “iodio”), e tutti questi medicinali bruciavano sulla ferita, a futura memoria.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Ginocchia, plurale, è da genuculum per il classico geniculum, diminutivo latino del neutro genu ‘ginocchio’. Si tratta di una voce appartenente a quei sostantivi con doppio plurale, spesso con sensibile specializzazione semantica (come ad esempio i bracci e le braccia), anche se nel nostro caso tra ginocchi e ginocchia la differenza di significato è minima.
Suggerimento musicale a cura di Eugenio Pacelli
Damaged: la traduzione del termine è semplicemente danneggiato. La vocazione a consumarsi in fretta fra fast forward antisociali e accelerazioni nichilistiche rende questo pezzo pieno di sofferenza di dolore. Il cantato questo trasferisce: si avverte la sofferenza nel modo di cantare di Henry Rollins. Forse non è solo una sbucciatura di un ginocchio. L’ideologia (o l’assenza di ideologie) che veicola s’esprime in una sorta di ebbrezza nichilistica dove si ritrovano l’abbandono, la povertà, i traumi infantili, la violenza che si consuma nei bassifondi e s’impara a rendere al prossimo con gli interessi.
Ascolto: Damaged – Black Flag – Henry Lawrence Garfield / Gregory Regis Ginn