03 Ottobre 2024

Uncle Bom

Francesco Berni
Uncle Bom

Robert Gillies Hastings, classe 1925.

Con i suoi 99 anni è l’ultimo sopravvissuto del battaglione Maori che partecipò alla campagna d’Italia al fianco degli alleati durante la seconda guerra mondiale.

A nome dello stato Italiano, Robert in arte ‘Uncle Bom’ ricevette la medaglia al valore alla meeting house ‘Tamatekapua’ di Ohinemutu dopo una grande cerimonia alla presenza del nostro console in Nuova Zelanda.

La sua storia è avvincente.

Lo conoscono tutti qui anche grazie alle molte interviste e documentari sulla sua vita.

War Is a waste of time’

Mi colpisce questa frase, che ripete più volte.

Ma anche la delusione che la accompagna.

Dopo aver passato la sua gioventù a combattere, tornato a casa, Uncle Bom aveva trovato una società ancora razzista nei confronti dei Maori, ieri come oggi, sono cittadini di secondo livello.

Uncle Bom aveva viaggiato da Alessandria d’Egitto sino a Taranto, per poi salire sulle colline lungo il fiume Sangro per combattere i Jerries [tedeschi] e gli italiani fascisti.

Ma soprattutto aveva partecipato alla celebre battaglia di Monte Cassino e allo sfondamento della linea Gustav.

Tantissimi soldati Maori, suoi compagni, avevano perso la vita in quell’occasione.

Avevo sentito parlare di lui per la prima volta dal mio amico Rex a Darwin e durante un’escursione sul monte Tarawera, Harry Mokena, la mia guida, mi aveva mostrato sul suo telefonino le immagini di Uncle Bom.

Con stupore avevo scoperto che viveva ancora a Ohinemutu, un villaggio attaccato a Rotorua affacciato sull’omonimo lago. Ero stato lì proprio il giorno prima.

Al centro del villaggio, in un’atmosfera quasi infernale generata dai fumi delle acque termali, una piazza con il Wharepuni (meeting house). Una struttura semplice con un tetto a falde molto grande finemente decorato, sulla cui cima stava una scultura raffigurante un guardiano simbolo di protezione.

Dentro un gruppo di donne si stava esercitando con il ballo tradizionale maori. Accanto al Wharepuni, una grande edificio dove mangiare insieme (dining room) come nelle nostre sagre paesane.

Nel villaggio erano presenti due chiese, una anglicana e l’altra cristiana. Ero andato qui a cercare Uncle Bom.

Mi avevano accolto due signore indaffarate a sistemare la navata centrale.

I’m Italian, I’m looking for a WWII veteran, Sir Robert Gillies, to simply say thank you’

‘My nephew knows his family’

‘I’m calling him, now!’. 

Mi avevano passato suo nipote Leo, il quale aveva chiamato il figlio di Uncle Bom. Purtroppo non sarebbe stato possibile incontrarlo quel giorno, aveva passato tutta la giornata in ospedale ed era molto stanco.

Non era il caso e cosi avevo deciso di lasciargli un messaggio.

 

Dear Uncle Bom,
My name is Francesco Berni from a city called Assisi (near Perugia).
I would have loved to meet you just to say thank you for giving us freedom after the second World War. Italians still remember your sacrifice with all the Maori battalion.
Thanks a lot.
Take care’  

Francesco Berni

Urbanista. Consulente del Comune di Milano per progetti di rigenerazione urbana e innovazione sociale. Ho lavorato per enti pubblici e privati nel campo della progettazione e pianificazione urbanistica. Svolgo attività di studio e ricerca presso il Dipartimento di Architettura DIDA dell’Università degli Studi di Firenze su temi legati alla rigenerazione urbana, innovazione sociale e disegno della città. Appena posso però me ne torno tra i vicoli di Assisi.

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