Lumbini è una striscia di terra parte della sterminata pianura gangitica .
Stretta tra il confine con l’India e le prime colline nepalesi che salgono in progressione verso il bastione naturale Himalayano, questo luogo polveroso e marginale è conosciuto per essere stato il luogo natale di Siddhartha Gautama, cioè Buddha.
Un caldo incessante avvolge piccoli agglomerati di povere case dove animali e uomini convivono insieme tra le fatiche dei campi e i tempi dettati dalle stagioni.
Qui come un’oasi di speranza nel vuoto totale del Terai, Siddhartha muove i primi passi e solo una manciata di ruderi insignificanti sono i segni che testimoniano il suo passaggio.
Eppure l’eredità lasciata da questo uomo all’umanità va ben oltre i recenti tentativi di valorizzazione del luogo, goffi e insignificanti.
Una cattedrale nel deserto fatta di ampie strade mai terminate, templi costruiti da varie nazioni e uno sciame di bambini, autisti e guide locali che si attaccano come mosche a orde di turisti smarriti tra vie assolate che non lasciano speranza di ristoro.
Ma la voglia materiale di vedere l’invisibile camminando per i luoghi che 2500 anni fa attraversò Siddhartha è un emozione troppo potente.
Devo andare.
L’aria è torrida, sfuma gli oggetti sino a fonderli con il resto generando un paesaggio onirico tra realtà e sogno.
Liberarsi dalle catene delle illusioni generate dalla mente controllando i sensi.
Questo è il primo pensiero che mi viene camminando in questo spazio affogato dal sole e dalla polvere.
Arrivo al tempio principale edificato nel presunto luogo di nascita di Siddhartha e marcata dall’imperatore indiano Ashoka nel terzo secolo prima di Cristo con una colonna.
Alcune rovine chiuse da un’architettura anonima segnano il punto esatto di nascita cosparso di banconote, teli e oggetti commemorativi.
Esco fuori.
C’è un giardino con un grande albero da cui si diramano bandiere colorate con impresse mantra e preghiere che mosse dal vento sembrano sibilare.
Mi siedo ai piedi dell’albero, chiudo gli occhi, bilancio il respiro per poi perdermi nelle visualizzazioni tra il vento che mi accarezza la pelle.
Scende il sole, sale il silenzio e la pace entra nel mio universo.
Om mani padme hum