Lumbini patria di Siddharta è una grande area destinata a parco.
Un opera in divenire fatta di cantieri, polvere e templi di recente fabbricazione come una grande esposizione universale abbandonata.
Non ci sono case ma solo templi annegati tra la vegetazione incolta e strade mai terminate.
Un autista dall’aeroporto mi lascia su consiglio sbagliato di un amico, al Corean temple dove é possibile pernottare. Un ammasso di cemento armato sproporzionato seppur ingentilito da fi ni decorazioni.
Aspetto, cerco qualcuno, mi sposto. Ma non c’è nessuno. Riparto. Ho fame.Non ci sono ristoranti né alberghi.
Vengo a sapere da un uomo della provvidenza uscito dal vuoto che all’uscita numero cinque c’è un piccolo agglomerato urbano. Grazie Siddhartha.
Arrivo, mangio del riso rigorosamente vegetariano e mi piazzo in un albergo polveroso con personale svogliato assuefatto dal caldo e dai social media. Mi accoglie un bel signore sulla sessantina, sorridente e cordiale. Appoggio le valigie. Mi fermo con lui. Bavi Ratna é di kathmandu casta Newari si trova a Lumbini per dare una mano ad un suo amico. Lavora qui per qualche mese poi va a trovare la figlia e la moglie a Bangalore in India. Non gli piace chiedere i soldi ai figli che hanno studiato e se la passano bene lontano dal Nepal. Preferisce lavorare per occupare il tempo.
Li raggiungerà presto.
La sua passione è lo yoga che ha imparato in India. Pratica tutte le mattine regolarmente con un ciclo di un ora e mezza scandita da esercizi di risveglio muscolare, pranayama e meditazione.
Non posso certo perdermi questa occasione. Da domani sarà il mio maestro. Gli prendo le mani e le appoggio alla mia testa in segno di gratitudine. Non contento, gli affibbio anche un soprannome che sembra gradire: Bavi guru.
Sono le sei. Non ho dormito nulla. Ho dovuto lottare contro delle zanzare resistenti a qualsiasi veleno. Salgo in terrazzo. L’aria è fresca e la luce è morbida sulla pelle degli edifici. Partiamo con un riscaldamento. Sembro io l’anziano. Oggi si fatica, ho già capito l’andazzo. Partiamo con i mudra. Il più interessante è rudramudra. Ottimo per rinforzare la vista.
Riempo i miei polmoni dal diaframma in quattro tempi, rimango sospeso per due e rilascio per cinque. Le gambe sono incrociate e le mani sono appoggiate alle ginocchia con pollice, medio e anulare che si toccano. Ripeto per trenta volte, i pensieri si rarefanno, la mente si libera concentrandosi sui respiri. Sfrego le mani, si genera caldo, le pongo sugli occhi.

Una carezza a te stesso, ogni tanto concediamocela. Si termina con la meditazione. Prima si recita il pancha sila, cinque precetti che Bavi esercita tutti i giorni da buon praticante buddista ricordando a sé stesso di non generare dolore a nessuno, astenersi dal rubare prendendo il non dato e altro ancora. Poi si parte con alcuni mantra come il tara e il samkata.
Non sono buddista ma da buon assisano cresciuto contornato da pellegrini, santi e chiese mi sento a mio agio.
Mi ritengo agnostico. La mia porta è sempre aperta.
Cerco di cogliere quello che mi interessa da queste grandi filosofie senza banalizzarle per quanto possibile. Del buddismo mi affascina la potenza geniale di Siddhartha. Principe che ha vissuto la sua vita come tutti noi per poi accorgersi di non essere felice e mettersi in cammino.
La vita è sofferenza.
Siddhartha individua il cuore del problema nella natura profonda delle cose caratterizzata da una costante mutevolezza. Le passioni e l’attaccamento generano infelicità perché nulla è permanente. Così siamo schiavi nell’illusione di cambiare in meglio senza risolvere radicalmente la questione. Siddharta la prende di petto costruendo un messaggio rivoluzionario.
Direi anarchico per certi versi. La scintilla divina è dentro di noi non c’è bisogno di un bramino custode della conoscenza a cui rivolgersi per scoprire il senso delle cose.
Le caste non piacevano a Siddharta. Alla fine torno alla politica. Ma d’altronde che differenza c’è tra tutti questi ambiti e discipline che ci sforziamo ancora a suddividere in occidente.
Tutto proviene dalla stessa sorgente.
Namaste