Partenza imminente,
condensare l’essenziale in poco spazio è un esercizio zen.
la libreria in un Kindle,
7 indumenti da intimo,
7 magliette,
3 pantaloni,
2 scarpe,
impermeabile, giacchetto, sciarpa per le gelate estive da aria condizionata, medicinali, dentifricio, spazzolino e sapone.
Statuina di Ganesh.
Assisi arrivederci.
Milano è l’ultima tappa.
Devo viaggiare leggero,
da vero nomade digitale.
Chiamo Pietro per salutarlo, lascio casa.
Porca vacca, devo tinteggiarla prima di andarmene a due giorni dalla partenza!.
Scendo in cortile,
Markus sistema il pattume.
Viene da Colombo in Sri Lanka ma vive a Dergano da molto tempo.
L’oriente è sotto casa!
‘A gennaio visiterò il tuo fantastico paese!’.
I suoi occhi grandi sembrano prendere vigore, mi abbraccia con il suo corpo esile accompagnato da uno sguardo buono e sincero come il suo popolo.
Markus diffonde amenità con la sua umile statura ghandhiana.
Lavora al supermercato di fronte, per arrotondare tiene in ordine il mio cortile.
È disponibile a pulirmi la casa e trovarmi un imbianchino!
Si dirige subito al locale di fronte casa frequentato da quella che un tempo era la classe operaia.
Muratori, imbianchini, carpentieri quasi tutti stranieri che si ritrovano al tramonto per annegare le fatiche e la solitudine in fiumi di birra.
Mi chiama Yuri per ispezionare l’appartamento, un uomo con età indefinibile, magro e viso mefistofelico. Emana un odore di alcool nauseabondo. Giulia lo squadra subito ritirandosi come una lumaca.
Non sta in piedi. Vede lo spazio. Spara il prezzo. ‘Domani alle 7.30 affare fatto!’.
Sento Pietro. Accidenti! C’è da aggiungere anche la camera.
L’ indomani mi chiama Yuri sta aspettando a tre civici dopo il mio.
Partiamo bene.
Gli chiedo di dare una sistemata all’altra stanza dietro compenso.
Va in panico e si arrabbia farfugliando in albanese. Giulia mi guarda allibita.
‘Tranquillo, mi arrangio’.
Suona Markus, lo abbraccio calorosamente.
Gli spiego la situazione.
Toni ci osserva imbambolato.
Markus lo guarda con risoluta serenità.
‘Non ti arrabbiare è una buona cosa devi solo aggiungere una piccola parte che sarà mai?’.
Toni non aveva capito è un tipo fumantino.
‘Scatto e non ragiono, se solo solo altre due pareti le faccio domani senza problemi.
Gli tiro una pacca energica sulla spalla.
Basta, pausa pranzo.
Mangiamo una cosa insieme Pietro e Luisa. Prendiamo con Giulia due piante bellissime dal fioraio bengalese. Il gestore viene da Dacca come la maggior parte delle persone che incontri in Italia. Forse lo dicono per semplicità visto che in pochi conoscono il loro paese.
Sento un peso.
Provo emozioni contrastanti.
Nostalgia, Milano già mi manca.
Stupore, nuova avventura all’orizzonte.
Guardo Pietro.
Mi ha accolto mostrandomi una milano dal volto umano.
Una milano in via di estinzione fatta da una generazione di persone operose che hanno speso loro tempo per aiutare gli altri attraverso la parrocchia.
È vedovo ma ha conosciuto Luisa che ha perso anche lei il marito e dall’emergenza pandemica convivono insieme.
Ero disperato appena trasferito a Milano dove era impossibile trovare casa.
Paolo, amico fraterno, mi chiamò un giorno.
‘Ho conosciuto un signore molto per bene e gli ho parlato di te. Lui ha un appartamento, chiamalo domani’.
Cosi conobbi Pietro.
Luisa aveva un edicola a Dergano e prima aveva lavorato alla Carlo Erba ormai trasformata in un noioso centro commerciale con palestra ed uffici annessi.
Non si produce più nel nostro paese.
Si smantella per consumare.
Li ringrazio per tutto.
Giulia e Luisa si commuovono.
Mi trattengo, per me è solo un arrivederci.
La nostalgia è un sentimento che tendo a smorzare anche se spinge dal profondo.
Pietro e Luisa mi lasciano in custodia un grande insegnamento.
Concentrarsi su quello che conta: calore e affetto. Questo rimane.
Ritorno in camera,
Yuri imbianca a ritmo di musica dance.
Abbiamo dormito poco.
Ci guardiamo con Giulia pensando alla situazione tra Sri Lanka, Durazzo e pezzi di Milano in via di estinzione, siamo già in viaggio.