Quante pietre hanno formato questo borgo, quante mani incallite le hanno lavorate e quante persone le hanno abitate! Pietre angolari che sostengono pareti, vite, storie. Ci si innamora facilmente di un luogo come questo, pensando e fantasticando su ciò che è accaduto dentro le sue mura. Pietre grandi, dure e forti, che hanno creato dimore, che infondono protezione e diventano un tutt’uno con chi vi risiede: se le abiti non riesci più a farne a meno, senti che quella è la tua casa, ti senti custodito. Pietre che hanno resistito alla furia dei terremoti, salvo poi arrendersi, di tanto in tanto, a quella, più subdola, della trascuratezza. Ogni pietra è una storia: vedi vecchie scale, gradini consumati, e pensi a quanti prima di te li hanno saliti; vecchie porte con in fondo un quadrato rattoppato, dal quale entra indisturbato il gatto di famiglia. Cerchi di immaginare chi vi abitava prima di te, gli amori che vi hanno trovato luogo, i sogni maturati e quelli spezzati, l’allegria dei bambini e l’operosità delle madri, che quelle pietre curavano a fondo per allocarvi la propria famiglia. Se sei fortunato puoi trovarvi anche incise dediche d’amore. Pietre che hanno eretto mura ed hanno custodito, in tal modo, le storie agrodolci degli abitanti di questo borgo: se le osservi bene, sembra ancora che vogliano raccontartele.
Il signore di Baux – Angelo Branduardi