11 Marzo 2022

Lontano

Elisabetta Berellini
Lontano

Da lontano scorgi quel paese che lontano è dai rumori della città e che ti accoglie con le sue alte torri, la sua grande piazza e le sue piccole vie. Uno scenario d’altri tempi: è Tordibetto. Lontani ricordi, la purezza di un paese che vive sospeso in un tempo in cui ancora gli abitanti si conoscono tutti tra loro, dove la piazza è, nei periodi estivi, luogo di ritrovo per grandi e piccoli. Un luogo dell’animo, che resiste al procedere rapinoso del tempo anche quando le scelte della vita ti conducono altrove. Basta poco e lo scenario che ti circonda si risveglia: odi da lontano le risa dei fanciulli che giocano davanti alla scalinata della chiesa, gli anziani che raggruppati raccontano le storie della loro gioventù. Con le torri maestose che dominano la vallata, con il portone aperto del castello che ti invita ad entrare, Tordibetto ti accoglie all’interno dei suoi vicoli e ti sommerge in quel lontano vivere che adesso sembra così vicino: è come se tutto ti accarezzasse con la mano ormai stanca di un paese anziano ma che ancora ha il potere magico di vivere al di là del tempo, con la grande forza di evocare quella serenità d’animo che oggi è, a volte, così rara da trovare in noi e intorno a noi. 

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Lontano, fondamentalmente ‘distanza di spazio e di tempo’, aggettivo e avverbio, discende dal latino volgare longitanum (formatosi a partire dall’avverbio longiter ‘lungamente’, a sua volta da longe ‘lungi’), con caduta (tecnicamente sincope) della sillaba intertonica gi, posta tra l’accento secondario e quello principale: lon(gi)tanum. Scrive Girolamo Savonarola in una delle sue Prediche italiane ai fiorentini: «cominciò a dimenticarsi delle cose superne perché era di lungi dal lume (come si dice: di lunge da occhio, di lunge da core)», proverbio più comunemente noto oggi come «lontano dagli occhi, lontano dal cuore». Sarà vero? 

Suggerimento musicale a cura di Andrea Dionigi

Non si parte mai veramente, se la mente non accompagna pienamente il viaggio del corpo. E così la scrittura, perfino un Abbecedario, può servire a distrarsi un po’.

L’anno che verràLucio Dalla

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