01 Marzo 2022

Guardare

Annalisa Placidi
Guardare

Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima”. Le parole di George Bernard Shaw rammentano quanto i soggetti rappresentati siano attivi e influenti su chi li guarda, soprattutto se a guardarli sono gli occhi di un bambino. Entrando ogni domenica nella piccola ma decorata chiesa di San Bernardino da Siena, gli occhi dei bambini si posavano sulle tavole dipinte che tuttora decorano le volte, le cui figure, maestose e ieratiche, avvolte da panneggi fluttuanti e adagiati su nuvole vaporose, li incuriosivano e al contempo incutevano  loro paura. Lo sguardo allora trovava conforto nella dolcezza del volto di Maria, raffigurata nella tela con i Misteri del Rosario, posta sopra l’altare laterale sinistro della chiesa. L’opera, ricoperta da “una tinta sorda e povera di colore ma dagli effetti dolciastri” (Santucci), pone al centro Maria in trono che sostiene con la mano destra il Figlio, seduto sulle sue ginocchia, mentre con l’altra mano dona il rosario alle figure in adorazione ai suoi piedi. Quasi a bilanciare la composizione, Gesù, dall’altra parte, compie lo stesso gesto. Entrambi rivolgono lo sguardo ai personaggi che li circondano, ma anche a coloro che ogni domenica varcano la soglia della chiesa per porgere loro una preghiera, contemplando magari i Misteri che incastonano il riquadro centrale. I bambini guardavano soprattutto lei, la Madonna, e la sua collanina di corallo, appesa alla tela con un ingombrante e precario adesivo bianco che temevano si staccasse da un momento all’altro. Da lei si sentivano guardati e accolti, forse anche ammoniti, perché quella donna, con suo figlio in grembo, rappresentava per loro quell’intreccio di preghiere e di speranze che ogni bambino impara sulle ginocchia della mamma.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Guardare deriva dalla voce militare germanica wardon ‘stare in guardia’. In italiano il nesso labiovelare sonoro gu– all’inizio di parola (sconosciuto al latino in questa posizione) rivela quasi sempre un’origine germanica delle voci (analogamente a guerra da werra, a gualdo da wald, ecc.). Il verbo guardare, a partire dalla prima attestazione (sec. XII) ‘osservare insistentemente qualcuno per attrazione’, ha poi assunto diversi significati e dato luogo a varie locuzioni, modi di dire e proverbi, tra cui il seguente, particolarmente eloquente: «Bisogna guardare non a quello che entra, ma a quello che esce»; facciamo attenzione cioè alle parole che diciamo. 

Suggerimento musicale a cura di Andrea Dionigi

Concentrando lo sguardo su altri lidi capita spesso che la mente venga rapita e il volto stesso, correndole dietro, subisca una sorta di metamorfosi. Sono le impressioni della fantasia, che poi non ti abbandonano più.

VolareDomenico Modugno

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