25 Febbraio 2022

Forno

Massimiliano Dionigi
Forno

Profumi, odori, sapori. Sensazioni che tornano alla mente, voci che risuonano nell’aria ed evocano passati lontani.
La domenica era un giorno speciale: le madri preparavano arrosti, focacce, dolci, e spesso li portavano a cuocere da altre famiglie o, se abitavano nei paraggi, al forno del castello. Era un grande forno, ricavato chissà quando in un vicoletto interno che, nei giorni di festa, fin dal mattino si riempiva ben presto di suoni e di profumi. Uno specialissimo punto di aggregazione, di ordine e di condivisione: ognuno aveva il suo turno, e gli anziani, mentre le donne infornavano indaffarate, per ingannare l’attesa intrecciavano l’antico rituale domestico con le mille storie della semina e del raccolto, mentre i bambini correvano felici e gli aromi, via via sempre meno incipienti, si univano a quelli della campagna formando un’unica, irresistibile fiumana. Talvolta, e non solo nelle giornate di pioggia, accidentali cadute sciupavano ore di intenso lavoro, ma lo spazio comune e la generosità tra le famiglie erano sempre lì, presenti.
Questi momenti di condivisione univano le famiglie e, per questo, si sono sedimentate nella nostra memoria collettiva. Un bagaglio di emozioni che, nel tempo della paura e dell’isolamento, dovrebbe aiutare a rinsaldare quei circuiti d’affetto che tengono unita una comunità.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Forno è dal latino furnum, con normale apertura nel passaggio in italiano della U breve accentata in o aperta. La voce è da accostare a formus ‘caldo’ (greco thermos), con la stessa radice for-/far-, risalente all’indoeuropea ghr/ghar, che racchiude in sé l’idea di ‘calore’. Il significato fondamentale è quello di una ‘costruzione di forma per lo più circolare o ellittica, in muratura, composta da un unico vano con soffitto a volta e provvista di un’apertura, che viene riscaldata con legna per cuocere il pane o altro’. Proprio per similitudine con l’apertura del forno, la voce indica scherzosamente una ‘bocca esageratamente ampia’. 

Suggerimento musicale a cura di Andrea Dionigi

Eppur si muove: voglio ancora respirare poesia, la mia. Ancora qui, per dire di sì ai miei sentimenti. Chissà se le nostre nonne infornavano insieme a Mina, sugli euforici ritmi di questa canzone che, di quegli antichi gesti, ricalca perfettamente attese e profumi.

Ma che bontàMina

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