Era molto bello stare insieme: si rideva, si scherzava, si creavano progetti, ci si scambiavano idee, sugli uomini e su Dio. Era la domenica, il dì di festa, quando la messa era anche l’occasione settimanale per ritrovarsi sul sagrato della chiesa ad intrecciare le piccole e grandi vicissitudini quotidiane. Si stava tutti intorno al parroco, che a quel tempo ricopriva un ruolo fondamentale, istituzionale, quasi un padre a cui rivolgersi per consigli o domandare aiuto nelle difficoltà: la sua figura, avvolta nella rituale veste nera, legittimava, in fondo, la presenza comunitaria e persino la fede di molti.
Ma il tempo, che tutto logora, sopraggiunge inesorabile e nel 1984 un violento terremoto danneggia la chiesa, che tuttavia, in perfetto spirito francescano, si ricompone nella sacrestia, buia e angusta, e comunque sufficientemente ospitale da permettere alla fiaccola di non spegnersi. Quelle mura e quei riti hanno continuato, insomma, a fare da collante, quando il giorno dell’Immacolata del 1993 la chiesa è stata nuovamente riaperta e, da allora, senza altre interruzioni. A scalfirla un po’ sono stati, semmai, altri scossoni: le spinte della modernità, anzitutto, ma anche il rinnovamento della Chiesa, che vede nel sacerdote non più un custode ma un ministro. Ma la chiesa, pur rinnovata, rimane, e questo aiuta gli abitanti di Tordibetto a non disperdersi.
Adeste Fideles – Luciano Pavarotti