Pensando ai bisogni del nostro paese, nell’epoca liquida che tuttavia impone l’idea dominante della dissoluzione dei rapporti, ce n’è uno che risalta più degli altri: la carità. Carità intesa come ricostruzione di relazioni gratuite e rapporti umani, tanto più preziosi in un presente, come il nostro, così anonimo e impersonale. Il bisogno più grande, che va oltre gli impegni, la distanza e la voglia del momento, è anche per noi quello dell’amore, inteso come senso comunitario che si sostanzia di intese e sguardi di comprensione.
Tordibetto non è un insieme di mattoni molto antichi, né soltanto una piccola e meravigliosa chiesa. Tordibetto sono le famiglie, tutte le famiglie, anche quelle senza problemi. Anzitutto le persone malate, sole, povere, dimenticate. Ma anche quelle, più comuni, che non fanno notizia: il vicino di casa che vorrebbe essere chiamato tutti i giorni e che non vede l’ora di offrirti il frutto del suo lavoro, se solo ti degnassi di andare a casa sua almeno una volta; il malato che vorrebbe conforto e amerebbe sentirsi ancora immerso nella vita, come gli altri, ma che tuttavia rimane isolato perché magari non può neanche camminare. I bisogni di Tordibetto sono quelli della donna sola, che desidera soltanto compagnia ma che, invece, nessuno si degna di visitare. In un paese che, per fortuna, ancora non ha dimenticato del tutto cosa sia la carità, è necessario alimentare sempre di più questa fiamma viva, l’unica in grado di restituirci un po’ di umano calore.
The Sound of Silence – Simon and Garfunkel