16 Marzo 2025

Verità è bellezza, bellezza verità.

Claudio Volpi
Verità è bellezza, bellezza verità.

Oggi, un canto sulla bellezza senza tempo, di John Keats (1795-1821).

 

Ode su un’Urna Greca

 

Tu, ancora inviolata

sposa della quiete,

Figlia adottiva del tempo lento

e del silenzio,

Narratrice silvana, tu che

una favola fiorita

Racconti, più dolce dei miei versi,

Quale intarsiata leggenda

di foglie pervade

La tua forma,

sono dei o mortali,

O entrambi, insieme,

a Tempe o in Arcadia?

E che uomini sono? Che dei?

E le fanciulle ritrose?

Qual è la folle ricerca?

E la fuga tentata?

E i flauti, e i cembali?

Quale estasi selvaggia?

 

 

Sì, le melodie ascoltate

son dolci; ma più dolci

Ancora son quelle inascoltate.

Su , flauti lievi,

Continuate, ma non per l’udito;

preziosamente

Suonate per lo spirito

arie senza suono.

E tu, giovane, bello,

non potrai mai finire

Il tuo canto sotto quegli alberi

che mai saranno spogli;

E tu, amante audace,

non potrai mai baciare

Lei che ti è così vicino;

ma non lamentarti

Se la gioia ti sfugge:

lei non potrà mai fuggire,

E tu l’amerai per sempre,

per sempre così bella.

 

 

Ah, rami, rami felici!

Non saranno mai sparse

Le vostre foglie, e mai diranno

addio alla primavera;

E felice anche te,

musico mai stanco,

Che sempre e sempre

nuovi canti avrai;

Mai più felice te,

amore più felice,

Per sempre caldo

e ancora da godere,

Per sempre ansimante,

giovane in eterno.

Superiori siete a ogni

vivente passione umana

Che il cuore addolorato

lascia e sazio,

La fronte in fiamme,

secca la lingua.

 

 

E chi siete voi,

che andate al sacrificio?

Verso quale verde altare,

sacerdote misterioso,

Conduci la giovenca muggente,

i fianchi morbidi

Coperti da ghirlande?

E quale paese sul mare,

o sul fiume,

O inerpicato tra la pace

dei monti

Ha mai lasciato questa gente

in questo sacro mattino?

Silenziose, o paese, le tue strade

saranno per sempre,

E mai nessuno

tornerà a dire

Perché sei stato abbandonato.

 

 

Oh, forma attica! Posa leggiadra!

Con un ricamo

D’uomini e fanciulle nel marmo,

Coi rami della foresta

e le erbe calpestate

Tu , forma silenziosa,

come l’eternità

Tormenti e spezzi

la nostra ragione.

Fredda pastorale!

Quando l’età avrà devastato

questa generazione,

Ancora tu ci sarai,

eterna tra nuovi dolori

Non più nostri, amica all’uomo,

cui dirai

“Bellezza è verità, verità bellezza”,

questo solo

Sulla terra sapete,

ed è quanto basta.

Claudio Volpi

Nato ad Assisi, dove vive e lavora. Laureato in Lettere Moderne, si occupa di Arte e Antiquariato, ha una Galleria D’Arte nel centro storico della città. Dagli anni ottanta ha pubblicato diverse raccolte di poesie, l’ultima quest’anno con il volume “Voci Versate”, Casa Editrice Pagine Roma.

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