17 Maggio 2020

Poesia 17 Maggio

Claudio Volpi
Poesia 17 Maggio

“Occorre un rogo del vaniloquio”

Oggi parliamo di Mario Luzi (1914-2005), uno dei giganti della poesia italiana del Novecento, insieme a Ungaretti e Montale. Un Poeta che ti fulmina con il peso delle sue parole, misteriose e sentimentali. Tra le sue raccolte di versi, ‘Su fondamenti invisibili’, ‘Per il battesimo dei nostri frammenti’, ‘Al fuoco della controversia’, ‘Nel Magma’, ‘Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini’.   Una delle due poesie che vogliamo proporvi oggi ultimamente è stata molto citata, sia da un preside nella lettera affettuosa ai suoi ragazzi durante questo periodo di Corona Virus, sia in una bella intervista a Repubblica di Gianfranco Ravasi. Quando per raccontare e spiegare l’uomo in questi giorni difficili facciamo ricorso ai versi di un Poeta, significa che le sue parole hanno fatto centro, ci hanno spiegato qualcosa, illuminando un poco le nostre vite. Usiamo le riflessioni di un famoso insegnante, Marco Lodoli: “Nel passaggio nel nuovo millennio, Mario Luzi scrisse la poesia che vi facciamo leggere. Era già vecchio, stanco, la sua ispirazione era molto più flebile… Non ci sono immagini memorabili. Non c’è la musica profonda e universale che esce quasi sempre di versi di Luzi. Però questa poesia ci dice qualcosa di importante. Ci ricorda che dobbiamo attenerci all’essenziale, che dobbiamo lasciare alle spalle le parole fumose, inutili, chiassose del nostro tempo, che dobbiamo permetter al fiore di fiorire, e per questo bisogna spazzare via il superfluo, che è tanto, che è troppo…  Siamo ingolfati, sommersi, schiantati dal peso delle sciocchezze. Torniamo al cuore del problema. Andiamo verso il centro, il nocciolo: nel percorso troveremo tanta bella gente che vuole iniziare una vita nuova. Anche i miei studenti cominciano a essere stufi delle immagini vomitate dal televisore, delle menzogne della pubblicità, dell’ingordigia del nostro tempo povero eppure così bulimico. Torniamo al pane e all’olio, ai discorsi semplici e necessari, alla bellezza che è sempre semplice, dice Luzi: e noi lo stiamo ad ascoltare con attenzione”.

Vorrei arrivare al varco
Vorrei arrivare al varco con pochi
Essenziali bagagli,
liberato da molti inutili, inerziali
pesi e zavorre
di cui l’epoca tragica e fatua
ci ha sovraccaricato, noi uomini.

E vorrei passare questa soglia
Sostenuto da poche,
sostanziali acquisizioni di scienza
e pensiero
e dalle immagini irrevocabili per
intensità e bellezza
che sono rimaste
come retaggio.

Occorre credo una catarsi,
una specie di rogo purificatorio
del vaniloquio
cui ci siamo abbandonati
e del quale ci siamo compiaciuti.
Il bulbo della speranza
che ora è occultato sotto il suolo
ingombro di macerie
non muoia,
in attesa di fiorire alla prima
primavera.

E quest’altra bruciante, splendida poesia:

Aprile – Amore

Il pensiero della morte m’accompagna
Tra i due muri di questa via che sale
E pena lungo i suoi tornanti. Il freddo
Di primavera irrita i colori,
stranisce l’erba, il glicine, fa aspra
la selce; sotto cappe ed impermeabili
punge la mani secche, mette un brivido.
Tempo che soffre e fa soffrire, tempo
Che in un turbine chiaro porta fiori
Misti a crudeli apparizioni, e ognuna
Mentre ti chiedi che cos’è sparisce
Rapida nella polvere e nel vento.
Il cammino è per luoghi noti
Se non fatti irreali
Prefigurano l’esilio e la morte.
Tu che sei, io che sono divenuto
Che m’aggiro in così ventoso spazio,
uomo dietro una traccia fine e debole!
È incredibile ch’io ti cerchi in questo
O in altro luogo della terra dove
È molto se possiamo riconoscerci.
Ma è ancora un’età, la mia,
che s’aspetta dagli altri
quello che è in noi oppure non esiste.
L’amore aiuta a vivere, a durare,
l’amore annulla e dà principio. E quando
chi soffre o langue spera, se anche spera,
che un soccorso s’annunci di lontano,
è in lui, un soffio basta a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.
La mia pena è durare oltre quest’attimo.

Per chi volesse ascoltare i suoi versi:

Claudio Volpi

Nato ad Assisi, dove vive e lavora. Laureato in Lettere Moderne, si occupa di Arte e Antiquariato, ha una Galleria D’Arte nel centro storico della città. Dagli anni ottanta ha pubblicato diverse raccolte di poesie, l’ultima quest’anno con il volume “Voci Versate”, Casa Editrice Pagine Roma.

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