Boris Chersonskij (71 anni) è fuggito dalla sua Odessa senza libri né vestiti. Le vie di comunicazione sono state distrutte sia letteralmente sia metaforicamente. Mosca ha trasformato anche il russo in un’arma di aggressione, negando l’esistenza dell’Ucraina e del suo idioma. A Odessa ci sono la sua casa, la sua cattedra di psicologia clinica, lo studio in cui riceve i suoi pazienti, è la città in cui ha studiato e in cui ha iniziato a pubblicare poesie negli anni Ottanta… Ma è anche il luogo dove ha subito minacce di morte e nel 2015 persino un attentato. Dopo l’annessione russa della Crimea, il suo aperto sostegno all’indipendenza ucraina avevano fatto di lui un bersaglio. La sua poesia è una combinazione di sentimenti e sogni. Dmytro Chystiak (1987) insegna all’università di Kiev e al centro europeo di traduzione letteraria di Bruxelles, ha tradotto Dante, Petrarca, Michelangelo Buonarroti, collabora con editori e università europei e americani. È rimasto nella sua Kiev, “perché anche noi civili possiamo fare molto per il nostro paese restando qui”. Dialogare con il nemico? No, “il 99 per cento dell’intellighenzia russa sta con Putin, quindi non è giusto avere relazioni. Invece noi siamo già parte della Ue, anche se per l’ingresso pratico servirà tempo”. È atteso a Como per il festival Europa in versi, mentre Chersonskij sarà a Venezia per la rassegna Incroci di Civiltà. Due Poeti, due testimonianze che vengono a dialogare in Italia.
Ode di Commiato
Allora, addio mia frivola città!
Niente nuvole, sul mare è bonaccia,
secolo mio strappato e squarciato,
disonorato, sgualcito e mandato al macero.
Good bye, casa, affitto,
addio, buco rattoppato,
addio al mio mondo, addio al mio peccato,
mai più gli strappi si ricuciranno!
Sono un pellegrino, un estraneo, e però,
metto radici di qua e di là,
dove mi mandi, Iddio,
là, dove la gente non mi vuole?
Dove, la sai Tu, io non lo so
Capisco bene Taras,
ma dove finirò i miei giorni
mi è del tutto indifferente.
Addio, aria mia, respiro salutare,
addio, voglia di pentimento.
Città! Sarò un ‘inutile
maceria fra le tue rovine.
Boris Chersonskij
Terra viva
Mio nonno è morto senza dire una parola sulla guerra.
Senza dire una parola sulla guerra è morta mia nonna.
Sulla carestia e il lavoro in aiuto ai soldati al fronte
Hanno fatto solo qualche duro commento, niente di più.
Il 9 maggio era la più importante delle loro celebrazioni,
Le loro canzoni, le loro lacrime, senza dire una parola sulla guerra.
“Non voglio parlare. Mio Dio!
Mai più, mai più. Ti buttano
Sul carro e poi nella fossa comune”.
Le parole di mia nonna, prima di morire.
Questa terra d’inverno è ancora viva, così lontana.
Non una parola sulla guerra, nella loro tomba
Mio nonno di Shcholkovo sta combattendo,
Mia nonna di Haisyn si affanna,
Dietro di loro, buio su buio,
Luce su luce, mondi dopo mondi,
Riecheggiano, insanguinati, sulle croci crescono
Le rose della Gerasulamme celeste,
Il loro sangue unisce Costantinopoli e Kiev,
L’Opera al Rosso delle città risorte,
Secolo dopo secolo, chiesa dopo chiesa,
Per dare acqua al nostro albero comune,
verso una primavera, finalmente riconoscibile.
7 marzo 2022, Kiev
Dmytro Chystiak