06 Dicembre 2020

Dire L’Amore

Claudio Volpi
Dire L’Amore
Tiziano 'Amore Sacro e Amore Profano'

In questo anno terribile ci avviciniamo al Natale. Allora, cerchiamo di riprendere fiato, e con sobrietà, facciamolo essere una festa ed un inno, dolcissimi e fermissimi, alla vita, a tutta la vita. Recuperiamo quel senso di dolcezza infinita, quasi di casa, di capanna, di grembo che proviamo quando meditiamo su cosa significhi il Natale. Che sia un periodo di rinascita per tutti noi e di amore. In questa rubrica, L’Avvento al Natale sarà fatto con poesie d’amore, l’amore in versi. Dell’amore non sappiamo quasi nulla. Ci abitiamo talvolta nel mezzo, come quello di una madre e di un padre, quello per un animale, per un’amata o per un amato, ma è difficile stringergli attorno una definizione. La poesia prova da sempre, come forma meno deperibile del discorso umano, a raccontare e forse prima ancora a inventare l’amore, a trovarne la radice. Non per questo è più saggia: a volte sembra perdersi con la stoltezza dell’amore, smarrirsi con le sue ossessioni, celebrarne la follia. Essa non è più sapiente di chi semplicemente ama: si assume però il privilegio e la sfida di mettere la parola alla prova di questa passione così difficile a sapersi e che si vorrebbe preservata dal nulla, dal declino, dal nostro stesso ondeggiare e mutare.

1
Giuseppe Conte (Imperia,1945)

Il mio cuore non segue
Che il tuo sentiero, Amore.
Vuole solo il tormento
Che gli verrà da Te.

Come un cammello che
Sfida la lunga sete
Di una traversata
Tra le stelle e le pietre.

Tu, Amore, fa il deserto
Dentro di me, colpisci
Il mio fedele cuore
Di vento e di siccità
Così più niente potrà
Mettervi foglia né fiore
Se non Tu.

2
Sei così bella questa sera
Così assurdamente felice

Che dovrei osare ora, subito
Farti scivolare giù la camicia

Larga e bianca attraverso
Cui intravedo il tuo seno

E prenderti qui nel giardino,
prenderti sino al primo mattino.

Invece ci siamo appena baciati
E adesso già fuggiamo via

Dicendoci solo: ci rivedremo.
Ma quando? Dove? Chi ci assicura

Che tanta brama domani dura?

3
Antonia Pozzi (Milano,1912-1938)

Il cielo in me

Io non devo scordare
Che il cielo
Fu in me.

Tu
Eri il cielo in me,
che non parlavi
mai del mio volto, ma solo
quand’io parlavo di Dio
mi toccavi la fronte
con lievi dita e dicevi:
-Sei più bella così, quando pensi
Le cose buone-

Tu
Eri il cielo in me,
che non mi amavi per la mia persona
ma per quel seme
di bene
che dormiva in me.

E se l’angoscia delle cose a un lungo
Pianto mi costringeva,
tu con forti dita
mi asciugavi le lacrime e dicevi:
-Come potrai domani esser la mamma
Del nostro bimbo, se ora piangi così?-

Tu
Eri il cielo in me,
che non mi amavi
per la mia vita
ma per l’altra vita
che poteva destarsi
in me.

Tu
Eri il cielo in me
Il gran sole che muta
In foglie trasparenti le zolle
E chi volle colpirti
Vide uscirsi di mano
Uccelli
Anzi che pietre
-uccelli-
E le lor piume scrivevano nel cielo
Vivo il tuo nome
Come nei miracoli
Antichi.

Io non devo scordare
Che il cielo
Fu in me.

E quando per le strade-avanti
Che sia sera- m’aggiro
Ancora voglio
Essere una finestra che cammina,
aperta, col suo lembo
di azzurro che la colma.
Ancora voglio
Che s’oda a stormo battere il mio cuore
In alto
Come un nido di campane.
E le cose oscure della terra
Non abbiano potere
Altro-su me,
che quello di martelli lievi
a scàndere
sulla nudità cerula dell’anima
solo
il tuo nome.

Claudio Volpi

Nato ad Assisi, dove vive e lavora. Laureato in Lettere Moderne, si occupa di Arte e Antiquariato, ha una Galleria D’Arte nel centro storico della città. Dagli anni ottanta ha pubblicato diverse raccolte di poesie, l’ultima quest’anno con il volume “Voci Versate”, Casa Editrice Pagine Roma.

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