07 Agosto 2025

Differenti versioni

Elvio Lunghi
Differenti versioni

Si può cambiare idea sul proprio progetto di vita? Per intendersi: da figlio di mercante e mercante a pescatore di uomini, con un breve intermezzo da muratore. Si può, ma attenti al racconto del biografo ufficiale che ne dà due differenti versioni, la prima per il papa, l’altra vent’anni dopo per i frati, spiegando come e perché Francesco lasciò il mestiere appreso in gioventù: vendere stoffe, fare soldi, per cimentarsi nell’esortazione evangelica: fare misericordia. Il luogo è sempre lo stesso: per strada! «Quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore mi condusse tra loro e usai con essi misericordia». I lebbrosi Francesco poteva incontrarli ovunque si trovasse all’esterno di Assisi, una volta lasciato il fondaco paterno nella piazzetta accanto alla chiesa di San Gregorio. Poteva uscire in sella al suo cavallo passando per la porta urbica ora nascosta nelle fondamenta del palazzo dei nobili Fiumi, che all’interno delle mura dava inizio al cardo della planimetria romana, mentre all’esterno prende il nome di via di Valecchie. O poteva uscire dalla porta posta accanto l’oratorio di Santa Maria del Vescovato, oltre la quale s’incontrano le fonti di Moiano e ha inizio la via Petrosa che attraversa la valle incontrando diversi mausolei romani. Oppure poteva uscire dall’antico decumano in fondo a via del ceppo della catena, con la chiesa di San Giorgio e la scuola dove Francesco studiò l’A, B, C. Tutte e tre le strade scendono il colle Asio passando accanto a tre chiese che esistono ancora: Santa Maria della Porziuncola, Santa Maria Maddalena, San Damiano. Tutte e tre accolsero Francesco quando si dedicò al restauro di edifici in rovina nei primi tempi della sua conversione. Tutte e tre le vie s’imbattono ai piedi del colle nella via Francesca, e più a valle con la strada che collega la Perugia etrusca alla Foligno romana. Ad Assisi i lebbrosi facevano capo a un ospedale intitolato a San Lazzaro nei pressi della chiesa della Maddalena e in vista dalla chiesa di San Damiano, non lontano da un corso d’acqua che scende dal monte e porta il nome di Rivo Torto. Insomma, Francesco poteva trovare amara la vista dei lebbrosi, ma difficilmente poteva sfuggire alla loro vista, qualunque strada prendesse partendo o tornando da Foligno. Fin quando un giorno, di ritorno a casa, felice di aver venduto le merci che aveva portato, persino il cavallo, pesando le monete che aveva in borsa, passò per l’Osteriola e giunto a un trivio sali verso il colle. Nella Vita I Tommaso da Celano racconta che «avvicinandosi ad Assisi, s’imbatté in una chiesa sul bordo della strada, anticamente fabbricata e dedicata a san Damiano, che allora era in uno stato di imminente rovina per la sua vecchiaia. Il nuovo soldato di Cristo si avvicinò alla chiesa e, mosso a pietà di quella miserevole condizione, vi entrò con timore reverenziale, incontrando un povero sacerdote, con grande fede gli baciò le mani consacrate, gli offrì il denaro che recava con sé e gli manifestò il suo proposito». Vent’anni una differente versione. Nel Memoriale Tommaso racconta di quando Francesco «un giorno passò accanto alla chiesa di San Damiano, quasi in rovina e abbandonata da tutti. Condotto dallo Spirito, entra a pregare, si prostra supplice e devoto davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla grazia divina (…) mentre egli è così profondamente commosso, all’improvviso – cosa da sempre inaudita! – l’immagine di Cristo crocifisso, dal dipinto, gli parla movendo le labbra. “Francesco – gli dice chiamandolo per nome – va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”». Due differenti versioni dovute alla medesima penna: è cambiato qualcosa? Nella prima versione Francesco è gravato dal peso dei soldi, nella seconda dalla pena verso i lebbrosi. La prima descrive una situazione reale, il disagio di un giovane e il desiderio di cambiar vita: chi non c’è passato negli anni dell’adolescenza? L’altra è lo Spirito Divino che soffia dove vuole. Tra l’una e l’altra versione si è moltiplicato il numero dei frati, Francesco non è più un santo di provincia, il suo esempio è un modello da imitare.

 

Elvio Lunghi

Insegnante pensionato non ha perso il vizio di raccontare storie

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