27 Ottobre 2024

A che pensi?

Claudio Volpi
A che pensi?
Ritratto di donna, 1944 - Antonio Donghi - Olio su tela - Unicredit Art Collection

“‘Il coraggio di Vivere’ di Alessandro Parronchi (1914-2007), poeta, storico dell’arte e critico d’arte, fu considerato da Per Paolo Pasolini uno dei libri più belli del suo tempo. Conterraneo di Luzi e Bigongiari si distinse per la raffinatezza della parola e per l’ascolto sensibile alla vita interiore. Fu anche appassionato d’arte e studioso di maestri da van Gogh a Degas…Un autore di non comune statura anche in virtù di una straordinaria padronanza del mezzo espressivo.” (Maurizio Cucchi). Come afferma l’autore stesso per chiarire la sua poesia“ …L’oggi, il presente, rimane velato e quasi non si distingue, ridotto a una entità trascurabile…E mentre del futuro non si scorge che il vuoto, ecco il passato, non appena ci soffermiamo a guardarlo attentamente, apparirci vivo in ogni suo momento” (da ‘Poeti Italiani del XX secolo’, a cura di P.Tuscano e  A. Frattini). Sempre dalla stessa Antologia:” …elemento vivificante resta quella sua fresca e persuasa facoltà di penetrare un certo disegno e quasi colore dell’anima, restituendolo, dall’interno stesso della natura illudente e deludente, quasi un doppio di realtà intravista e sognata”.

A che pensi?

‘A che pensi?’

La tua voce mi coglie

mentre guardo

il paesaggio rispecchiato

sul buio della stanza.

Per un poco

l’eco delle parole

si sospende al silenzio

che le fa

più gravi, poi:

‘A che pensi?’

E il tuo viso

si fa triste

per sapere, indagare…

Penso ai giorni d’aprile

che non io

ma un altro certo

ha vissuto

come in sogno,

ora richiusi

sigillati dietro

un vetro trasparente

in un verde

irraggiungibile deserto.

Penso a tutto ciò

che sfugge dal presente.

Penso a quando

sulla terrà

sarà come noi

non fossimo mai stati,

a quel vibrare

delle tremule

nell’aria,

a quegli odori…

 

A mio padre, in sogno

Sorridi un poco

e te ne vai pensoso.

E ad un tratto

con lacrime

mi chiedo

quando tempo è

che al petto

non ti stringo

non afferro da amico

quelle braccia.

La memoria ha

insensibili naufragi.

Scolora come

il cielo di settembre

sotto il vento

si popola di nubi.

Te ne vai.

Quante cose

all’improvviso

mi ritrovo da dirti…

E resto muto.

Ma perché nell’istante

che mi volto

non sei più là?

Ci sono tante cose

da dirsi…

Ed io

ti chiamo ancora,

e credo che

non può certo,

questo,

essere un sogno.

 

Un’ebrezza vorrebbe liberarsi

Un ‘ebrezza vorrebbe liberarsi

un silenzio volare

dal giro, troppo querulo

dei giorni.

Torni l’inverno,

tornino le piogge,

se già carezze e rose

dileguarono…

Non le ricerco più

neanche nel cuore,

se dal vento fioriscono,

scomparse le sento,

è come nulla fosse stato,

ora che

d’ogni scorsa primavera

il seme in sé

riassorbe la campagna,

ora che il cielo

è di nebbia

e sulle strade

di questo sogno

cadono le foglie.

 

Ti guardo dentro gli occhi

Ti guardo dentro gli occhi

e non ne trovo

il fondo

e vo a tuffarmici

in un giuoco di farfalla

che impazzita ritorna

a bruciarsi al tuo fuoco.

 

Forma riemersa

dalla notte,

forma d’un respiro leggero

inconsistente-

mente mosso

al tuo transito frequente

che in me non lascia

spirito che dorma

 

salvami,

la dolcezza mi riprende

questo vedere

solo in te la fine

d’ogni mio desiderio,

ecco ti perdo

nella notte di prima.

 

Tu negata mi sei,

quand’anche in riso

volte per amor tuo l’ore,

un inganno

i pensieri,

alla mia povera vita

contraddicano

gli anni.

 

E in questo buio

io non potrei volere

che tu fossi diversa,

come il vento

trova sempre

le stesse

alte spalliere di verde

e le ribacia eternamente.

 

 

Claudio Volpi

Nato ad Assisi, dove vive e lavora. Laureato in Lettere Moderne, si occupa di Arte e Antiquariato, ha una Galleria D’Arte nel centro storico della città. Dagli anni ottanta ha pubblicato diverse raccolte di poesie, l’ultima quest’anno con il volume “Voci Versate”, Casa Editrice Pagine Roma.

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