Sarà visitabile e imperdibile fino al 30 novembre, presso la Galleria Le Logge in Piazza del Comune, la mostra “Fili di Memoria – La Poesia del Tempo Ritrovato” con opere di Antonietta Mancinelli realizzate in ricamo Punto Assisi.

L’apertura dell’esposizione doveva essere necessariamente preceduta da un expertise per certificare la qualità dei manufatti esposti. Non essendoci più tante esperte ricamatrici come una volta, si è fatto ricorso all’intelligenza artificiale. Sono stati caricati su chat GPT i ricami e le biografie di alcune donne assisane ritenute maestre eccellenti della materia e note per essere criticone.
Come per magia, le opere esposte, sono state osservate con gli occhi di Margherita de Leto, sorella de Matassa, Argentina del Magnino, Jolanda de Pallottino, Claretta dei Caporicci, Odovilia de Peppe Matto, Elia la Bichera, sorella dello Schiavo.
Antonietta è stata promossa a pieni voti dopo aver verificato i punti ben tesi, le linee nitide, l’assenza di nodi, la buona simmetria, le dovute proporzioni e l’assenza di macchie.
Ma il giudizio popolare ha decretato che il massimo dei voti deve essere corredato dalla lode. Il maggior merito risiede nell’essere riuscita a dare spessore ad un Punto Assisi intrinsecamente piatto, schiacciato sul proprio piano, sia quando è steso che quando viene appeso.
La profondità può dirsi conferita attraverso un’attenta ricerca fino alle radici più recondite del Punto Assisi.
Antonietta, indagando le eccellenti esperienze che ne hanno tracciato e ricamato la storia, ha sentito un atavico e magnetico richiamo e ha eletto a sua stella polare il “Laboratorio di ricami in Punto Assisi” di Maria Pantucci Fezzi (1872-1946).

La signora Maria, nel 1910, avvia in via Portica la propria attività, distinguendosi per accuratezza esecutiva e finezza di disegno, tanto da meritare il plauso della regina Margherita.
A quelli che nel giro di pochi anni divengono modelli consolidati, la Fezzi affianca prodotti eseguiti sugli originali disegni di Decio Righi, insegnante nel locale istituto “Ludovico da Casoria”, raffiguranti soggetti non condizionati dalla francescanitá.
Qualifica la mostra proprio una scelta di disegni inusuali, alla maniera del Laboratorio di Maria Pantucci Fezzi, gelosamente conservati dal nipote Michele, ora scomparso, che con Antonietta condivideva una sincera affinità elettiva e un legame di sangue.
Erano infatti cugine “bone” la nonna di Michele, Maria Pantucci Fezzi, e la nonna di Antonietta, Emilia Pantucci Mancinelli.
Il Punto Assisi torna a essere meno piatto, grazie al profondo sentimento di libertà nelle scelte iconografiche.
Un sentimento di libertà che sostiene anche l’affrancamento dalla schiavitù monocromatica.
Con sapienza e pazienza, nuove cromie convivono da coprotagoniste e guadagnano la scena: l’azzurro polvere, il giallo oro, il rosso, il blu. Anche il punto scritto non sarà più nero.
Ora è legittimo domandarsi se Antonietta rappresenti il Punto Assisi ortodosso o sia una ricamatrice eretica rispetto alla venerata tradizione.
Diceva Gustav Mahler che la tradizione è custodire il fuoco non adorare le ceneri e Antonietta è la vera custode di una tradizione aperta, che ha nel divenire la sua essenza e non la cieca conservazione.
Imprescindibile è solo la celebrazione della bellezza, della raffinatezza e dell’eleganza.
Illuminante è una tipica espressione assisana: “Guarda che bel ricamo l’ho arcavato da Giotto”.
Ovviamente arcavato sta per ricavato, ovvero cavato due volte.
La prima volta è un disegno cavato dall’affresco, la seconda volta è un ricamo cavato dal disegno.
Rimane l’arte del cavare esattamente come avviene per i diamanti, perché il bello è insito nella natura e nelle opere dell’uomo, artista o artigiano che sia.
Fragile è la bellezza di Assisi e del suo Punto, ma nelle mani di Antonietta non ha nulla da temere.
Grazie Antonietta, ancora di salvezza per un’altrimenti perduta bellezza.
